Così i prodotti "immigrati" uccidono le nostre fattorie

Ogni giorno ne chiudono 60 anche a causa della concorrenza sleale degli alimenti che arrivano dall'estero: come il latte per le mozzarelle

Così i prodotti "immigrati" uccidono le nostre fattorie

Sessanta tra stalle e fattorie chiuse ogni giorno dall'inizio della crisi, con un totale di oltre 172mila «presìdi» agricoli scomparsi dai radar negli ultimi anni. Se continuasse così in Italia non ci sarà più agricoltura in 33 anni. È l'allarme lanciato da Coldiretti in un dossier reso noto ieri in occasione della manifestazione organizzata ieri al Valico del Brennero, dove migliaia di agricoltori si sono ritrovati «per fermare i traffici di una Europa che chiude le frontiere ai profughi e le spalanca alle schifezze alimentari».

Coldiretti calcola che sono oggi meno di 750mila le aziende agricole sopravvissute in Italia, «con conseguenze devastanti sull'economia e sull'occupazione e sull'immagine del made in Italy nel mondo ma anche sulla sicurezza alimentare ed ambientale dei cittadini». Due sono infatti le motivazioni di questo abbandono dei campi: il furto dell'identità e di immagine «che vede sfacciatamente immesso in commercio cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come italiano»; e il furto «di valore aggiunto che vede sottopagati i prodotti agricoli senza alcun beneficio per i consumatori per colpa di una filiera inefficiente». «Rischiamo di perdere un patrimonio del nostro Paese sul quale costruire una ripresa economica sostenibile e duratura che faccia bene all'economia all'ambiente e alla salute», afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.

Nell'area di parcheggio Brennero, sulla carreggiata sud dell'A22, camion e tir sono stati fermati per tutta la giornata di ieri con la collaborazione della polizia di Stato per controllare merci trasportate. Tra le chicche intercettate, anche «mozzarelle fresche» prodotte in Polonia e dirette a Firenze e 350mila cespi di insalata prodotti in Olanda e dirette demenzialmente nella Piana del Sele in provincia di Salerno, il distretto più forte d'Europa nella produzione di insalate. «Non riusciamo a capire la convenienza economica di questa operazione - spiega il presidente della Coldiretti di Salerno Vittorio Sangiorgio - considerato che la lattuga rimane spesso nei campi per difficoltà di commercializzazione».

Tra gli alimenti «immigrati» uno dei più importanti è il latte: ogni giorno passano la frontiera italiana 3,5 milioni di litri di latte sterile, ma anche concentrati, cagliate, semilavorati e polveri destinati a essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare mozzarelle, formaggi o latte che finiscono sulle tavolte di ignari consumatori italiani convinti di mangiare un prodotto tricolore. E invece la metà delle mozzarelle in vendita è fatta con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, cosa che non è obbligatorio indicare in etichetta.

In Italia le poco più di 35mila stalle sopravvissute hanno prodotto nel 2014 circa 110 milioni di quintali di latte, mentre sono stati importati 86 milioni di quintali latte equivalente. Per ogni milione di quintali di latte importato scompaiono 17mila mucche e 1200 posti di lavoro.

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