Così l'intellighenzia rossa ha coperto 50 anni di bugie

Sostenitori delle Br e firmatari contro Calabresi: in nome della superiorità morale hanno giustificato ogni errore

Così l'intellighenzia rossa ha coperto 50 anni di bugie

U n po' di aritmetica. Prendiamo i sostenitori di Cesare Battisti e sommiamoli ai firmatari della lettera aperta contro il commissario Luigi Calabresi. Il risultato è: cinquant'anni di cultura di sinistra forte di verità ideologiche che si sono sempre rivelate menzogne. Cinquant'anni di conformismo così soffocante da far precipitare la cultura italiana nell'irrilevanza.

Battisti ammazza quattro persone? Per gli intellettuali è un complotto della magistratura contro il «grande scrittore» di noir prestato alla lotta armata e alle rapine. Per decenni dunque sono piovuti appelli e dichiarazioni in favore della primula rossa firmati, tra gli altri, da Erri De Luca, Tiziano Scarpa, Christian Raimo, Valerio Evangelisti, Wu Ming, Fred Vargas e molti altri. Battisti ora confessa di essere un assassino? Gli intellettuali spariscono. I pochi che almeno ci mettono la faccia dicono le seguenti cose. Evangelisti, intervistato da Repubblica, si nasconde dietro a un dito: mai detto questo, mai detto quello, i metodi dei magistrati restando discutibili, era una guerra, adesso basta. Joëlle Losfedl, l'editrice francese di Battisti, non crede alla confessione e dichiara al Corriere della sera: «Qualcuno gli ha addossato tutte le responsabilità». Raimo avrebbe fatto «come in Sudafrica per l'Apartheid: una grande amnistia» per porre fine a una «guerra civile».

Le cose sono sempre andate in questo modo. Memorabile purtroppo la mobilitazione del 1971 contro il commissario Luigi Calabresi, accusato di aver buttato l'anarchico Pinelli dalla finestra della questura di Milano. Un falso. Invece è vero che tutti i firmatari della lettera aperta all'Espresso sono considerati maestri non solo nel proprio campo. Qualche nome? Norberto Bobbio, Federico Fellini, Bernardo Bertolucci, Pier Paolo Pasolini, Vito Laterza, Giulio Einaudi, Inge Feltrinelli, Gae Aulenti, Alberto Moravia, Toni Negri, Margherita Hack, Dario Fo, Giorgio Bocca, Furio Colombo e mi fermo qui ma le firme sono 757. L'appello isolò Calabresi che fu ucciso da Lotta continua, una fucina di talenti da Adriano Sofri (condannato come mandante) al citato Erri De Luca passando per Gad Lerner. Qualcuno poi chiese scusa. Ad esempio, Eugenio Scalfari ammise l'errore. Con calma, nel 2007.

E le Brigate Rosse? A lungo si è sostenuto che non avessero alcun rapporto con la sinistra istituzionale. Fino a quando non venne fuori che appartenevano all'album di quella famiglia. E Mao Tse Tung? Un rivoluzionario da cui imparare. Salvo scoprire che era un omicida. E l'Unione sovietica? Il caso Kravcenko (1948) e ancora prima i libri di altri dissidenti avevano dimostrato che l'Urss era una prigione a cielo aperto. Poi vennero Budapest, Praga, Solzenicyn, Arcipelago Gulag e il Muro di Berlino, il crollo dell'impero sovietico. Niente, gli intellettuali ancora sventolavano bandiere rosse, solo un po' stinte, e stavano lì a distinguere tra socialismo e socialismo reale.

Gli intellettuali comunisti e post-comunisti hanno sempre ritenuto di essere interpreti autorizzati della Storia e di essere moralmente superiori al resto d'Italia. Il popolo, secondo loro, è sempre attratto dal «fascismo eterno» teorizzato da Umberto Eco. Scrittori e artisti si battevano per valori come l'uguaglianza (la libertà è sempre stata di destra) e si battono per l'accoglienza. Il socialismo è diventato umanitario. La prossima rivoluzione sarà in nome della bontà e delle porte spalancate all'immigrazione.

Sergio Ricossa ha scritto nel 1980: «È un errore credere per ragioni umanitarie ad un socialismo che di umanitario ha più nulla» (Straborghese). Ma Ricossa era libertario quindi i nostri intellettuali ne conoscono a stento il nome.

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