C'è un convitato di pietra nella campagna elettorale per il sindaco di Roma. Ha il profilo tetro dell'enorme debito accumulato dal Comune. La cifra totale, 13,6 miliardi, per un'amministrazione che ha entrate per 3-4 miliardi, in un mondo normale dovrebbe portare a un'unica conclusione: il Campidoglio è da anni tecnicamente fallito.Il tema ha fatto irruzione ieri nel dibattito pre elettorale. E in realtà sarebbe bene che ne diventasse l'argomento principale, vista la sua gravità e le ripercussioni sulle tasche dei romani, che continuano a pagare l'addizionale Irpef più alta d'Italia e subisce in generale la pressione fiscale più pesante tra le città italiane. Ieri l'Ufficio studi di Confcommercio calcolava che un lavoratore autonomo con un imponibile Irap di 50mila euro e altrettanto per l'Irpef, paga 2.255 euro di tasse in più di un collega di Trento.A riportare la questione del debito al centro della scena ci ha provato una relazione, svelata dal Messaggero, di Silvia Scozzese, ora Commissario al debito capitolino dopo essersi dimessa da assessore al Bilancio della giunta Marino con una polemica lettera in cui sostanzialmente lamentava che l'azione di risanamento delle finanze avesse subito uno stop. Dalle tredici pagine della relazione consegnata dal commissario al ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan emerge il persistere di un quadro disastroso in cui si possono distinguere almeno in parte le diverse responsabilità de sindaci. E Rutelli e Veltroni non ne escono per niente bene: secondo la relazione tre quarti dei debiti sono riconducibili a mutui contratti prima del 2008, cioè prima che arrivasse il sindaco Alemanno.Nonostante i ripetuti interventi dello Stato, a colpi di versamenti da centinaia di milioni per fronteggiare i momenti più critici della turbolenta navigazione finanziaria del Campidoglio, il debito è sempre una massa enorme e in gran parte non ancora resa trasparente. I debiti diversi dai mutui sono classificati per più di metà come «indefiniti». Un calderone magmatico in cui sono finiti i frutti avvelenati di anni e anni di mala amministrazione, di progetti sballati, di spese folli per alimentare una macchina arrivata a contare oltre 80 società partecipate con 26mila dipendenti. Al suo picco massimo, il debito certificato dalla gestione commissariale è arrivato a 22 miliardi di euro. Oggi sarebbe sceso sotto i 14. Anche se l'eredità di tante scelte scellerate continuerà a rivelarsi nei prossimi anni, come per la Metro C, con i suoi lavori infiniti e illogici (al momento non è ancora chiaro in che stazione si deve concludere il tracciato e manca il collegamento con il resto della rete di metropolitane).Tra i debiti del passato c'è soprattutto una montagna di cause per espropri e controversie nati da progetti abortito come lo Sdo, il sistema direzionale orientale che doveva concentrare gli uffici pubblici, un progetto mai realizzato in base al quale è stato disegnato il tracciato della linea B della metro. Il record della produzione di debito, stando a un'analisi del Sole24Ore, apparterrebbe a Francesco Rutelli: 892.937 euro al giorno.
Alemanno e Veltroni sarebbero rispettivamente a 450mila e 416mila a testa (ma il sindaco Pd per due mandati). Alemanno ha almeno il merito di aver tentato di affrontare la questione avviando la gestione commissariale. Ma a distanza di otto anni Roma non vede l'alba.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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