"Così sarà penalizzato proprio il lavoro a termine"

Il giurista: il governo vuol combattere il precariato ma rischia di colpire i contratti di qualità

"Così sarà penalizzato proprio il lavoro a termine"

Roma - Avvocato Fabrizio Daverio, socio fondatore dello Studio Daverio & Florio specializzato in diritto del lavoro, il decreto dignità con il ripristino delle causali per i contratti a termine creerà un maggior ricorso al turnover vista la reintroduzione delle causali per i rinnovi?

«Le causali non godono di una buona fama e hanno contraddistinto un periodo del diritto del lavoro a dir poco discutibile».

Perché?

«Perché la tecnica delle causali, che è finalizzata a individuare la motivazione per cui si ricorre al contratto a termine, si basa su formalismi, cioè sulla necessità di esternare nel contratto a termine le ragioni per cui si opta per questa tipologia e questo porta a controversie nei Tribunali del lavoro circa la sufficienza, la specificità e l'adeguatezza delle ragioni indicate. Insomma, è facile che si litighi sulle forme e sulle parole».

È la Waterloo del precariato?

«L'assimilazione tra contratto a termine e lavoro precario è discutibile. Il lavoro precario è quello delle piccole partite Iva, dei collaboratori autonomi con inquadramenti estemporanei, ma quello a termine è un fior di contratto di lavoro ed è spesso l'anticamera dell'assunzione stabile».

Che giudizio dà dell'aumento dei contributi previdenziali dopo il primo rinnovo?

«Non positivo, perché tutto ciò che introduce oneri e costi sul lavoro non è lungimirante. La finalità sarebbe ridurre il precariato. Ma, in realtà, la scelta non è tra contratto a termine e un'assunzione stabile, bensì tra un contratto a termine e forme vere di precariato. Dunque, l'intervento non è giustificato né sotto la forma delle politiche sociali per il lavoro né sotto altri profili».

Considerato che ad agosto scadono 900mila contratti, come pensa evolverà il mercato?

«Non credo che subirà cambiamenti significativi. È vero che c'è la riduzione delle proroghe da 5 a 4 ed è vero che c'è l'aumento dei contributi che scoraggia l'iniziativa ma, essendo rimasto intatto l'impianto vigente, non credo che vi saranno conseguenze epocali ad agosto».

Il raddoppio degli indennizzi per i licenziamenti senza giusta causa non è un altro ostacolo?

«Il Jobs Act esclude la reintegra per tutti gli assunti dopo il 2015. Il decreto non tocca l'impianto vigente e si limita ad aumentare gli indennizzi in caso di licenziamento illegittimo. L'intervento è circoscritto e limitato: sia nel bene che nel male non può produrre grandi danni».

E nel lungo termine?

«Nel lungo termine bisognerà confrontarsi con scelte legislative importanti. Il vero tema sarà la riduzione dei carichi fiscali e contributivi che, in ultima analisi, restano sempre la via maestra per propiziare nuovo lavoro e sviluppo».

La stretta colpisce anche le agenzie per il lavoro.

«Vedere la

somministrazione come precariato è un'idea arretrata. Nelle giuste dosi contribuisce all'offerta di lavoro normale e regolare. Non vedo congruenza tra lotta al precariato e norme sulla somministrazione: sono due ambiti diversi».

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