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Così si muore in ospedale di burocrazia e indifferenza

Così si muore in ospedale di burocrazia e indifferenza

Gentile Direttore,

questa è una delle mille storie che riguardano i nostri ospedali. Bari, Mater Dei, detto Hospital, con termine inglese e non si sa perché. Mia cognata, di 66 anni, malata di tumore, in semi coma, viene trasportata da un'ambulanza al Pronto Soccorso. Stranamente il codice assegnato è giallo, nonostante la situazione sia ormai drammatica. Il medico del 118 mi informa che verrà eseguito un tampone veloce, necessario per il successivo ricovero in reparto. Sono le 9 e 10 e vengo invitata, insieme con altri parenti, ad uscire dall'ospedale. Dopo un'ora, chiedo notizie a una infermiera che, consultato il computer, mi risponde che era troppo presto per conoscere lo stato della ricoverata. Una dottoressa mi fa intendere però che la situazione è disperata, le funzioni vitali sono al minimo, il respiro si sta affievolendo, ormai è una questione di minuti. Lascio il mio numero di cellulare alla dottoressa, per ricevere altre informazioni. Queste arrivano alle 11 e 26, è l'annuncio della morte: «Ora dobbiamo tenere la salma per venti minuti, è la prassi, effettueremo l'elettrocardiogramma, il test sierologico e tutte le altre procedure per poi trasferirla all'obitorio. Intanto dovremo attendere l'esito del tampone». Sono le 13, affranta torno a casa per raccogliere gli abiti e provvedere alla vestizione, l'appuntamento con gli addetti alle pompe funebri è alle 16. Anticipo di un'ora ma ricevo una telefonata: «Guardi che noi siamo pronti ma la salma non c'è e non ci sono nemmeno i documenti necessari». Chiamo il Pronto Soccorso e chiedo di capire che cosa stia accadendo, la risposta è disarmante: «No, è tutto a posto, la salma è a disposizione dalle 14, se glielo dico io è così». Richiamo l'addetto delle pompe funebri e lo informo della risposta ma vengo smentita: «Non è vero, non c'è la salma e manca l'esito del tampone». A questo punto cerco la caposala, voglio sapere che cosa mai stia davvero accadendo. La risposta è incredibile: «Il tampone è negativo ma manca il supporto cartaceo. E poi il test sierologico porta via tempo. L'ufficio di igiene ci deve trasmettere il documento relativo». E dire che mi avevano parlato di un tampone veloce. Sono le 17, quelli delle pompe funebri mi dicono che alle 18.30 se ne andranno. Ritorno al Pronto Soccorso e un'infermiera mi informa che tampone e sierologico sono negativi ma che devo aspettare. A questo punto perdo la calma e la pazienza, minaccio di chiamare i carabinieri, ad aggiungere tensione l'infermiera mi dice che la stampante non funziona e che quindi sarebbe stato necessario attendere. L'obitorio chiuderà alle 20. «Se non facciamo in tempo spostiamo tutto a domani». Dinanzi alla mia ira, decidono di mandare un incaricato al Policlinico per ritirare il documento necessario. Riusciamo a vestire nostra cognata alle 19 e 45, un quarto d'ora dopo, l'obitorio chiude le sue porte. Nessuna pietà, nessuna carezza. Verranno altre salme, verranno altri dolori.

Ma ci sarà sempre una stampante che renderà inutile ogni lacrima.

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