Cosa abbiamo imparato dalla tv dei "pionieri"

Un libro ricostruisce le trasmissioni dall'era Eiar alla fine del monopolio della Rai

Cosa abbiamo imparato dalla tv dei "pionieri"

Anche la tv ha avuto una sua preistoria. E studiarla, ricostruirla e raccontarla è un prezioso viatico per capire la televisione di oggi. Da questo assunto sono partiti Tullio Camiglieri e Francesco Pontormo, autori di La preistoria della tv italiana (Europa edizioni). «La nostra tv ha una storia ufficiosa ben più ricca e ben più vecchia di quella ufficiale iniziata nel 1954» ricorda Camiglieri, tra i fondatori del Tg5 e a lungo capo delle comunicazioni di Sky). Già alla fine degli anni Venti la Eiar aveva messo in piedi un ufficio dedicato alla tv sperimentale. «La cosa più difficile all'epoca era la produzione e la distribuzione del segnale - ricorda Camiglieri -. I contenuti erano secondari. Almeno all'inizio». Di sicuro il regime fascista, come tanti regimi totalitari, aveva intuito le potenzialità del mezzo e ne aveva sancito il monopolio. «D'altronde la fase sperimentale durò a lungo - ricorda il giornalista e studioso di media -. Ad avere un televisore in casa erano poche centinaia di persone. In massima parte gerarchi. Solo nel dopoguerra si pensò a completare la sperimentazione. Ma possedere un apparecchio era ancora privilegio di pochi». Quando negli anni Cinquanta iniziarono le trasmissioni si decise di conservare il monopolio pubblico proprio perché faceva paura l'idea di mettere un simile strumento di propaganda nelle mani di privati. Tra i pochi che all'epoca provarono a fare canali tv c'era l'editore/direttore del Tempo, Renato Angiolillo. Ma la Corte costituzionale bocciò l'idea. E la tv rimase pubblica e appannaggio di Dc e Pci. Almeno fino al 1976 con la nuova (e storica) sentenza della Consulta che liberò il mercato radiotelevisivo. La storia recente del piccolo schermo è dominio di tutti. Ora però ci si interroga sul suo futuro visto che - come ricorda lo stesso Camiglieri - i giovani cercano i contenuti e non più il mezzo (web e social network offrono «cataloghi» decisamente ampi).

«La tv generalista resisterà - profetizza l'autore - ma sarà dedicata principalmente alle dirette tv, quindi alle news e agli eventi sportivi». Ma non ci sarà più bisogno di aspettare il telegiornale della sera. Finite le liturgie collettive resta il principio delle informazioni h24.

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