Costa (Ue) apre: ok a più debito per la difesa

Cavo Dragone della Nato. "Si può arrivare al 3%"

Costa (Ue) apre: ok a più debito per la difesa
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Maggiori investimenti nella difesa sono necessari e non più derogabili. «Solo gli sciocchi non capiscono che la difesa è indispensabile per avere indipendenza, autonomia e quindi la possibilità di dedicarci al benessere dei cittadini» ammonisce il presidente del Senato Ignazio La Russa, intervenendo a un convegno sul ruolo dell'Italia nel Mediterraneo, organizzato dal Centro studi dell'Esercito nella sala capitolare di Palazzo Madama. Il convegno è stata l'occasione di ricordare anche la figura del generale Claudio Graziano ed ex presidente di Fincantieri, scomparso lo scorso giugno. «Da lui - sottolinea La Russa - ho ricevuto un importante insegnamento: quando si parla di investire in armi non c'è un supermercato a cui chiedere due aerei, due navi e cinque cannoni. È necessaria la programmazione. Va programmata la capacità di fornire la nostra nazione di un sistema di difesa adeguato con i fondi oggi anche per il domani». «La difesa europea è nel nostro destino, i modi, le forme, le risorse si discuteranno - conferma Maurizio Gasparri, capogruppo degli azzurri in Senato -. Però difendersi è la prima condizione della libertà e della tutela della democrazia».

Sul tema non c'è, tuttavia, unanimità nel centrodestra. Resistono i mal di pancia in casa Lega e lo stesso Salvini da giorni ricorda che il riarmo non è una priorità. «Guerre commerciali e guerre militari nel 2025 devono chiudersi - sentenzia il leader del Carroccio -. Non è il tempo del riarmo commerciale, non è il tempo del riarmo europeo».

Sulla necessità del riarmo concordano invece i vertici militari. «Siamo sulla strada giusta - commenta l'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone (nella foto), presidente del comitato militare della Nato -, anche perché finora abbiamo speso troppo poco e questo è sotto gli occhi di tutti». Per quanto riguarda le polemiche sui costi, Cavo Dragone conclude: «Stiamo parlando di percentuali a una cifra, quindi se spendiamo il 3% per la difesa vuol dire che spendiamo il 97% per tutto il resto. Mi sembra possa essere metabolizzato».

Un segnale arriva anche dal presidente del Consiglio europeo Antonio Costa che nel corso di un'intervista al tedesco Der Spiegel sottolinea che per Paesi come Spagna e Italia non è facile raggiungere il 3% del Pil in spese

per la difesa. Quindi auspica che: «la Commissione dia a Paesi come l'Italia uno spazio finanziario maggiore per aumentare le sue spese della difesa, permettendo a esempio delle eccezioni sulle regole europee sul debito».

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