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Covid, commissione al via: "Indagheremo su tutto"

Partirà entro aprile e accerterà le responsabilità politiche. Bignami: "Ce lo chiede anche l'Europa"

Covid, commissione al via: "Indagheremo su tutto"

E adesso la Commissione d'inchiesta sulla pandemia fa paura. Se è vero che sarà difficile stabilire colpe nonostante l'inchiesta monstre della Procura di Bergamo, è altrettanto vero che certe responsabilità politiche meritano risposte che nessun processo potrà mai dare. «Ma va evitato un corto circuito con la magistratura», teme l'ex ministro Marco Minniti.

«Indagheremo su tutto, anche in ossequio alla regolamentazione sanitaria internazionale prevista dal regolamento 1082 del 2013 del Parlamento europeo», promette Galeazzo Bignami, viceministro Fdi a Infrastrutture e Trasporti, che la Commissione l'ha fortemente voluta. Il microbiologo e senatore Pd Andrea Crisanti, che con la sua perizia ha «inguaiato» Giuseppe Conte e Roberto Speranza, chiede «il più ampio mandato» purché abbia «competenze tecniche scientifiche assolutamente valide». E al procuratore capo di Bergamo Antonio Chiappani, che polemizza con la politica («In tre anni la commissione non si è fatta») risponde lo stesso Bignami: «Nella scorsa legislatura le forze maggioritarie non lo vollero, noi siamo maggioranza».

Si partirà prima dell'estate, «forse già ad aprile» promette Ugo Cappellacci, presidente della Commissione Affari sociali della Camera dove ieri sono state auditi esperti come l'ex Oms Francesco Zambon, giornalisti e parenti delle vittime. Con dichiarazioni contrastanti. «Ricordo i nostri cari, corpi accatastati a cui era stata negata anche la dignità della sepoltura», ha sottolineato Consuelo Locati, che rappresenta i familiari delle vittime di Covid nella Bergamasca, «il luogo della strage più devastante dal secondo Dopoguerra». «I medici morti, lasciati ad organizzarsi da soli, sono diretta conseguenza del mancato Piano pandemico?», si è chiesto Pina Onotri, segretario generale del Sindacato medici italiani. «No, non c'era alcuna applicazione di quel piano», replica il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta. Di parere opposto l'infettivologo ligure Matteo Bassetti: «Il piano era fermo al 2006, ma se applicato avrebbe permesso di gestire in maniera diversa la pandemia», replica il medico, che ricorda il no Aifa alle 10mila dosi di anticorpo monoclonale che invece «avrebbero aiutato a prevenire la seconda ondata». Il lockdown totale ha funzionato? «Non ha abbassato la mortalità né ha impedito le successive e più potenti ondate», ha detto in audizione Donato Greco, specialista in Malattie infettive. Contrario invece l'ex numero uno del Sacco Massimo Galli.

Domande senza risposte. Quali altre dovrà dare la commissione? È vero che Roberto Speranza sapeva da tempo della pandemia? Lo scrive lui nel libro Perché guariremo, sparito clamorosamente dalle librerie. Lui che aveva rapporti con la Cina tanto da essere preoccupato che i giocattoli cinesi non fossero considerati contagiosi, lui che cambiò le regole sul tracciamento delle persone da tamponare, tanto che la coraggiosa dottoressa che scovò il presunto paziente zero fu costretta a violare le regole. Perché il ministero della Sanità impedì le autopsie? Che senso aveva inchiodare la cura domiciliare alla «tachipirina e vigile attesa», teoria scientifica demolita da altre scoperte? Perché il protocollo di Stato sul plasma escluse il medico (poi morto suicida) Giuseppe De Donno, che aveva salvato tutti i suoi pazienti?

Per non parlare delle mascherine farlocche del commissario all'emergenza Domenico Arcuri, sdoganate allegramente (e senza pagare l'Iva) sebbene fossero senza certificazione dopo aver scoperto che ne eravamo sprovvisti perché Luigi Di Maio le aveva regalate alla Cina. Il funzionario della Direzione antifrode dell'Agenzia delle Dogane Miguel Martina avrebbe scoperto una presunta truffa ma i suoi superiori lo avrebbero invitato a fermarsi, come dimostrerebbe un audio pubblicato da Today.it che ha innescato un'interrogazione della deputata Fdi Alice Buonguerrieri. Di risposte da dare ce ne sono.

E non tutte saranno piacevoli per Conte e Speranza.

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