Coronavirus

Covid, il "piano pandemico"​ attivato in ritardo. Pressing dei pm su Speranza

L'indagine a Bergamo: il "piano pandemico" fermo al 2006 e dopo l'alert dell'Oms non sarebbe stato attivato

Covid, il "piano pandemico"​ attivato in ritardo. Pressing dei pm su Speranza

I magistrati cercavano proprio questo: il piano pandemico, oltre ad essere vecchio e non aggiornato, è stato attivato in tempo per contrastare il coronavirus? Dopo le audizioni in procura a Bergamo, pare che i pm abbiano avuto dai dirigenti del ministero la risposta che sospettavano: dopo l'alert del 5 gennaio 2020, il piano pandemico non sarebbe stato adeguatamente attivato.

Questo, secondo quanto riporta l'Adnkronos, sarebbe emerso dalle audizioni dei funzionari del ministero della Salute convocati in procura dopo il blitz della Finanza di qualche giorno fa. Un'acquisizione di documenti corposa, compresa la perquisizione informatica di cellulari e dispositivi elettronici di alcuni dirigenti ministeriali. Nei decreti appaiono i nomi di Giuseppe Ruocco (segretario generale), Francesco Paolo Maraglino (Ufficio V della prevenzione sanitaria), Anna Caraglia (Affari generali) e Filomena Pistacchio (Ufficio di Gabinetto). Non sono indagati, a quanto risulta. Ma documenti e file servono ai pm per chiarire alcuni aspetti di quelle settimane che hanno preceduto il caso di Codogno. Si cerca di verificare, infatti, non solo se il piano pandemico sia stato aggiornato, ma anche se dopo l'alert del 5 gennaio dell'Oms su Covid sia stato attivato e applicato in ogni suo aspetto.

In procura hanno sfilato tanti protagonisti di questa intricata vicenda. Francesco Zambon, ovviamente. Ma anche Stefano Merler e l'ex generale Pier Paolo Lunelli. Negli ultimi giorni però il cerchio si è stretto attornoal ministero. I pm hanno ascoltato Claudio D'Amario, lo stesso Giuseppe Ruocco e anche Ranieri Guerra, oggi direttore vicario dell'Oms. Tutti e tre, nel periodo tra il 2006 e oggi, sono stati direttori dell'Ufficio della Prevenzione che avrebbe dovuto aggiornare il piano pandemico e che invece, stando a quanto dichiarato dal procuratore Maria Cristina Rota, è rimasto in vigore identico sino dal 2006.

Come rivelato dal Giornale.it, la procura aveva messo gli occhi su un resoconto del 29 gennaio 2020 della task force istituita da Roberto Speranza, in particolare le dichiarazioni verbalizzate da Giuseppe Ippolito. Il direttore dello Spallanzani aveva evidenziato l'opportunità di prendere in considerazione le metodologie del piano pandemico di cui era dotata l'Italia e di adeguarle alle linee guida appena rese pubbliche dall'Oms. È stato fatto?

Non secondo quanto riporta anche La Stampa. "Sebbene l'Oms avesse chiesto ad ogni nazione di rifarsi ai piani pandemici esistenti - scrive il quotidiano - nel nostro paese, giocando sul fatto che non si trattava di influenza ma di un virus proveniente dalla Cina di cui poco si sapeva, è trapelato dalle testimonianze, si è "navigato a vista".

Da giorni ormai non si esclude che il prossimo ad essere (novamente) ascoltato da Antonio Chiappani e gli altri pm possa essere il ministro Speranza.

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