Sono gli ultimi fuochi prima dell'avvio della discussione in aula del decreto sicurezza che tanto a cuore sta al ministro dell'Interno Matteo Salvini. Con la Lega decisa a non arretrare di un millimetro per non vedere svuotato il testo del proprio contenuto, soprattutto dopo aver già «ceduto» su quello fiscale, e il vicepremier Luigi Di Maio impegnato, come «contropartita», a riportare a miti consigli i più antisalviniani dei suoi che vorrebbero smussare il decreto a colpi di emendamenti, tanto da averne presentati ben 81. «Troveremo una soluzione», ha fatto sapere Di Maio per tranquillizzare l'alleato di governo sulle intenzioni dei parlamentari M5s, lanciando intendere allo stesso tempo su Facebook che se il nodo sugli emendamenti non è stato ancora sciolto è perché il vicepremier leghista finora è stato in Trentino per la campagna elettorale.
E la fumata bianca sembra arrivare in serata da quel che dice Salvini prima del vertice serale a Palazzo Chigi seguito poi dalla cena: «Il Decreto immigrazione? Basta portarlo a casa. Penso che andranno avanti solo gli emendamenti concordati», e cioè una ventina in tutto.
E poi ci sono anche i 43 emendamenti che arrivano da Fratelli d'Italia. Non che Giorgia Meloni non voglia votare il cosiddetto decreto Salvini su sicurezza e immigrazione. Anzi, la presidente di FdI lo considera «un importante cambio di passo rispetto alle politiche del passato», il fatto è che «non ne condivide la visione». «Purtroppo - spiega la Meloni - l'avere a che fare con il Movimento Cinque Stelle rischia delle volte di trasformare la ruspa in una scopa con la paletta». E allora ecco le 43 proposte di correzione per aiutare il vicepremier leghista «a spostare il provvedimento verso destra, visto che gli ottanta emendamenti dei Cinque Stelle cercano di spostarlo verso sinistra». L'attenzione di Fdi si concentra sull'aspetto del decreto relativo al contrasto dell'immigrazione clandestina e alle tipologie di reato ad essa connessi. Si chiede di introdurre il reato di integralismo islamico, con il divieto di diffondere teorie che incitano alla violenza in nome di Allah, ma anche di indurire norme già previste nel dl presentato dal governo, come l'abolizione della protezione umanitaria, e di stringere le procedure per ottenere lo status di rifugiato.
Ma sono soprattutto gli emendamenti grillini a mettere a repentaglio l'alleanza giallo-verde, perché l'ala più di sinistra del Movimento, quella guidata dal presidente della Camera Roberto Fico, non sembra voler fare un passo indietro per agevolare il decreto, considerato pieno di criticità, soprattutto lì dove prevede l'abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari e la stretta sul sistema di protezione dei richiedenti asilo.
«Il Movimento 5 Stelle ha presentato alcune proposte di modifica che spero vengano discusse con lealtà e serenità, mi auguro che molte vengano approvate», ha scritto su Fb il sottosegretario al Viminale Carlo Sibilia. Ma il leghista Nicola Molteni, anche lui sottosegretario dello stesso ministero, in un'intervista al Messaggero non sembra lasciare spiragli: «Quel decreto ha dei contenuti basilari e non si tocca».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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