Crisi di governo, tensione altissima nel Pd sulla linea da seguire

Renzi propone un governo Pd-M5s-Fi ma in molti nel partito, come lo stesso segretario Zingaretti, auspicano le elezioni anticipate

Crisi di governo, tensione altissima nel Pd sulla linea da seguire

Si susseguono le stagioni, cambiano i governi ma nel Pd le polemiche non mancano mai. Ora a scatenare un acceso dibattito interno sono le parole con cui Matteo Renzi dice no al voto. L'ex premier propone, allo stesso tempo, la formazione di un nuovo governo tra lo stesso partito guidato da Nicola Zingaretti, il M5s e Forza Italia.

Non tutti, però, gradiscono questa proposta, una sorta di nuovo “patto del Nazareno” allargato ai pentastelati. L’idea di Renzi, tra l’altro, in netta antitesi con quella di Nicola Zingaretti che spinge per tornare subito al voto.

"Governo tecnico per qualche mese, votato dal PD, dal M5s e Forza Italia. Per fare cosa? La manovra più dura degli ultimi anni. Prendere qualche mese per fare un partito? Bisogna fermare Salvini ora e farlo insieme, mobilitando il Paese. E' il momento del coraggio e non dei tatticismi", ha avvertito Carlo Calenda.

Ancora più duro il consigliere capitolino Giovanni Zannola. "Intervista stucchevole di Matteo Renzi. Ancora una volta mette sè stesso e il suo destino da ari a tutto e lo fa raccontando la storiella del 'prima gli italianì. Esattamente come fa l'altro Matteo (quello da combattere). Dal “senza di me a un patetico “ora con me”".

Mentre il governatore della Toscana Enrico Rossi, dopo aver lasciato il partito ed esservi rientrato, si dichiara categoricamente contrario alla proposta di Renzi: “Niente inciuci. No a governi Grillo-Renzi. Ha ragione Zingaretti. Quando un governo fallisce la parola torna al popolo”.

Più cauto è Dario Franceschini che, in un messaggio su Twitter, invita i suoi colleghi a riflettere bene sulle prossime mosse e a ritrovare l’unità "Dopo l'intervista di Matteo Renzi invito tutti nel Pd a discutere senza rancori e senza rinfacciarsi i cambiamenti di linea. Io lo farò. Anche perché in un passaggio così difficile e rischioso, qualsiasi scelta potrà essere fatta solo da un Pd unito e con la guida del segretario".

Quale linea politica prevarrà nel Pd? Al momento nessuno lo sa ma qualche indizio lo si può carpire dai numerio in Parlamento. Quel che è certo è che Renzi a Palazzo Madama può contare su circa 35-40 senatori, su 51 totali del Pd, considerati suoi fedelissimi. A Montecitorio sono 60-65, su 111 deputati, gli onorevoli vicini all’ex premier.

Da questi numeri si capisce quale sia il potere che conserva ancora l’ex premier. Ogni mossa non potrà prescindere dalle decisioni dello steso Renzi. Che, anche per salvaguardare la presenza nei due rami del Parlamento di suoi fedelissimi, vorrebbe allontanare il voto.

E questo potrebbe segnare un ulteriore punto di collisione tra le varie anime del Pd.

In caso di elezioni anticipate, infatti, Zingaretti potrebbe stilare liste elettorali sostituendo i renziani con esponenti a lui vicini. Una prospettiva, questa, che relegherebbe Renzi, consapevole di ciò, ai margini del partito.

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