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"Il Csm? Nave che sbanda da 40 anni"

Il consigliere laico Cavanna: "Difficile cambiare il Sistema, toghe con le ossa rotte"

"Il Csm? Nave che sbanda da 40 anni"

«Ci abbiamo provato. In questa consiliatura così difficile alcune cose le abbiamo pure fatte, ma diciamocela tutta: pensare di raddrizzare una nave che sta sbandando perché entra acqua da quarant'anni, è difficilissimo».

Stefano Cavanna è un consigliere laico del Csm. Osserva la nave che sbanda, la magistratura che vive la sua fase più difficile, dall'interno dell'organo di autogoverno. Rilascia questa intervista con l'indignazione ancora viva dopo che il plenum ha archiviato la pratica di trasferimento per incompatibilità di Donatella Ferranti, ex parlamentare del Pd e nel 2018 rientrata in ruolo in Cassazione. Era finita all'esame del Csm per alcune chat con Luca Palamara da cui emergerebbe un interessamento per sponsorizzare due colleghi. Il Csm ha archiviato il caso con 13 voti a favore, 8 contrari e un'astensione. E Ferranti può restare in Cassazione.

«Risultava un'attività costante di interlocuzione con Palamara. Un comportamento grave, per me della stessa natura dei famosi incontri dell'hotel Champagne. Dal mio punto di vista di laico, l'ho trovato un caso clamoroso. Che figura ci fa la Cassazione? Per me è oggettiva la lesione dell'immagine della magistratura».

Eppure

«Eppure in Csm si vota a maggioranza, questo è il sistema con cui si prendono le decisioni e su questo si dovrebbe aprire una riflessione. Ebbene, in alcune delibere spesso mi è parso che ci si dimentichi di come vanno interpretate le circolari consiliari, anche su casi come questo. Da laico combatto, ma il mio voto vale uno, non è facile».

Molti magistrati coinvolti nelle chat di Palamara e finiti sotto procedimento per incompatibilità sono stati archiviati. A tre anni da quello scandalo, che segnale arriva ai cittadini?

«Un segnale pessimo e una la magistratura che ne esce con le ossa rotte e che è al 30 per cento di credibilità. Vede, il problema è che se il metodo di verifica rispetto a questi procedimenti di articolo 2 (trasferimenti per incompatibilità, ndr) è andare a chiedere ai colleghi dell'ufficio del magistrato da trasferire se va tutto bene, nel 99 per cento dei casi non si arriverà mai a un trasferimento. Non vorrei dire una cosa banale, ma cane non mangia cane».

Allora perché vengono aperti se finiscono tutti nel nulla?

«Devo dire che in alcuni casi, grazie alla battaglia dei laici e di alcuni togati, siamo riusciti a impedire l'archiviazione. Ma il problema è anche un altro. Perché nessuno di questi magistrati finisce poi alla disciplinare?».

Perché?

«Perché la Procura generale della Cassazione, competente sull'azione disciplinare (diversa dai procedimenti per trasferimento, ndr), o non la avvia o archivia tutto in fase di preistruttoria. Non la avvia nemmeno il ministro, nonostante ne abbia il potere. Così al Csm il caso non ci arriva nemmeno».

Cosa resta di questa consiliatura che volge al termine?

«Abbiamo cercato di fare il possibile, ma ci sono dei limiti. Le faccio un esempio. Quando mi trovo a dovermi esprimere su incarichi direttivi o semidirettivi, tante volte mi astengo, rinuncio al voto, non è una cosa bella ma mi vengono dubbi».

Cioè quando è chiamato a votare sulle nomine?

«Sì, perché mi trovo davanti tanti bei titoli, tante medagliette, ma mi chiedo se sono credibili questi titoli che da 30-40 anni vengono distribuiti?»

Curricula eccellenti

«Sì, ma alle fine arriva sempre una vocina consiliare se c'è da sminuire un magistrato quando sono tutti pari: Quel titolo non se lo meritava.

Spesso i magistrati autonomi e senza correnti la carriera non sono riusciti a farla, per cui mi chiedo, quelli che dobbiamo nominare oggi quei titoli se li sono meritati o no? Matassa difficile da sbrogliare».

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