Csm, Palamara sospeso "Minata la credibilità"

Scure della sezione disciplinare sulla toga: «Fatti gravi e le sue relazioni pericolose»

Csm, Palamara sospeso "Minata la credibilità"

A più di un mese dallo scandalo che ha travolto il Csm, Luca Palamara (nella foto) è stato sospeso. Il magistrato indagato dalla Procura di Perugia per corruzione cessa sia dalle funzioni che dallo stipendio. La decisione del collegio disciplinare del Csm è arrivata ieri e ha accolto la richiesta che era stata fatta dal procuratore generale Riccardo Fuzio, titolare dell'azione disciplinare ma che a sua volta si è dimesso dopo essere stato travolto anche lui dalla bufera perché avrebbe rivelato allo stesso Palamara l'indagine a suo carico.

Secondo i magistrati della sezione disciplinare del Csm, Palamara avrebbe violato i suoi doveri di toga essendo indagato per corruzione, per aver messo le sue funzioni di magistrato a disposizione dell'imprenditore amico Fabrizio Centofanti, secondo l'accusa, in cambio di viaggi e regali. Il magistrato, che intanto aveva chiesto il trasferimento al tribunale dell'Aquila per evitare l'incompatibilità, riceverà comunque un assegno alimentare. «Relazioni pericolose», le definisce il Csm.

Non è «configurabile» alcuna «possibilità di prosecuzione nell'esercizio delle funzioni» poiché la «gravità dei fatti contestati, unitamente alla notorietà della vicenda, ha irrimediabilmente compromesso, al momento (e salva ogni valutazione nel merito, non riservata a questa sede), la credibilità, il prestigio e l'immagine dell'incolpato, nonché la fiducia che i cittadini possono riporre in suo confronto», scrive il Csm nelle 34 pagine dell'ordinanza. Fatti che «hanno avuto una risonanza mediatica nazionale e di enorme impatto, avendo anche contribuito a porre in pericolo la credibilità di un organo di rilevanza costituzionale quale il Csm». L'organo di autogoverno censura le cene del pm romano con i deputati Pd Luca Lotti e Cosimo Ferri, le riunioni per indirizzare le nomine nelle procure, parlando di «risiko giudiziario» compiuto per suoi interessi personali. «Era prevedibile. Continuerò a difendermi nel processo» ha commentato Palamara, mentre il suo legale, Benedetto Marzocchi Buratti, ha già annunciato il ricorso in Cassazione dopo che saranno arrivate le motivazioni. Non è stata accolta dunque la linea difensiva che la toga aveva esposto alla sezione disciplinare prima della decisione: l'ex presidente dell'Anm aveva respinto ogni accusa e aveva anzi sottolineato che non era l'unico magistrato ad aver avuto rapporti con Centofanti. E le discussioni sulle nomine le aveva giustificate come «libera manifestazione di idee e valutazioni personali».

Non è così per il Csm. Non solo.

L'organo di autogoverno della magistratura ha anche ribadito che sono utilizzabili in questo procedimento le intercettazioni fatte col trojan inserito nel cellulare di Palamara con le conversazioni con Lotti e Ferri: «Trattandosi di intercettazioni casuali, nessun dubbio può sorgere intorno alla circostanza che esse siano liberamente utilizzabili».

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