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Il Csm processa Emiliano: ha la toga e vuole scalare il Pd

Nuova accusa per le primarie. Non saranno sentiti i giudici politici. Il verdetto dopo il voto sul segretario

Il Csm processa Emiliano: ha la toga e vuole scalare il Pd

Se sono colpevole io, perché non gli altri? Michele Emiliano al Csm si difende attaccando. Dopo tanti rinvii dal 2014 si apre il processo disciplinare a Palazzo de' Marescialli, per l'attività politica del governatore pugliese, magistrato fuori ruolo. E il Pg della Cassazione aggiunge una nuova «incolpazione», per la sua candidatura alla guida della segreteria Pd. Ma il legale della toga dem, il procuratore di Torino Armando Spataro, cerca di portare di fronte alla sezione disciplinare, come testimoni, 9 magistrati in aspettativa impegnati in politica. Nomi ben noti, per lo più: senatori come Felice Casson, Doris Lomoro e il ministro per i Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro, deputati come Donatella Ferranti e Stefano Dambruoso, europarlamentari come Caterina Chinnici, sottosegretari come Cosimo Maria Ferri (Giustizia) e Domenico Manzione (Interno), assessori come Vania Contrafatto (Regione Sicilia). Richiesta respinta, perché le deposizioni sarebbero «irrilevanti», ma il messaggio è chiaro: «Si tratta - spiega Spataro - di magistrati che si trovano in una situazione assimilabile ad Emiliano. Non è una chiamata in correità. Vogliamo provare che sono prassi, convenzione, costumi politici da sempre attuati e condivisi. Un'attivita politica istituzionale autorizzata, in atto da anni, da decenni».

Il processo poi viene rinviato all'8 maggio, quando il leader del Pd sarà già stato scelto nelle primarie del 30 aprile. La difesa del governatore antagonista di Matteo Renzi, infatti, chiede tempo per studiare la «contestazione suppletiva» fatta dal procuratore generale Carmelo Sgroi. «Tutto tranquillo. Sono le regole del processo», commenta Emiliano, sfoggiando serenità alla fine dell'udienza disciplinare. L'accusa per lui è di essersi iscritto ad un partito e di aver svolto attività politica in modo sistematico e continuativo (sindaco di Bari dal 2004 al 2009; assessore «esterno» al comune di S.Severo, presidente della Regione da giugno 2015 ad oggi), violando la legge che tutela indipendenza e imparzialità della funzione giudiziaria. Il Csm interviene con grande ritardo e lui replica mettendosi sullo stesso piano dei colleghi parlamentari. Posizione in contrasto con quella dell'Anm, appena ribadita dal nuovo presidente Eugenio Albamonte (Area): «Una cosa è iscriversi, altra è candidarsi al Parlamento, visto che la Costituzione vieta il vincolo di mandato e mantiene libero l'eletto dalla disciplina di partito». Invece, per il successore di Davigo, bisogna meglio regolamentare la posizione dei magistrati-amministratori locali. Emiliano, dunque, entra in rotta di collisione con il suo stesso «sindacato».

Ma sono i giorni in cui si dibatte sulla nuova legge per le toghe in politica, lui è a caccia di voti e la mossa è ad effetto.

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