Roma - A volte ritornano. E sulla stessa scena del delitto. Riecco il Lìder Massimo nella sua terra, la Puglia. Quella dei suoi inizi in politica, della «scossa» annunciata contro Berlusconi (col ciclone escort che poi investì il centrosinistra locale), quella del bel mare per il politico in barca a vela e quella che, per Massimo D'Alema, potrebbe rappresentare il luogo del suo rientro sulle scene. Attenzione, però, uno come D'Alema non è che semplicemente pensa di ricandidarsi. Non è da lui. Quello che serve per riaverlo a illuminare il Parlamento è una preghiera, una supplica, una invocazione di popolo e intellettuali, una sorta di ola pugliese pronta a reclamare il suo ritorno sulle scene. D'Alema non scende in campo, D'Alema ascende in alto. E la presunzione per credere a questo scenario non gli è mai mancata. Poi, purtroppo per lui, i fatti non sempre lo assecondano. È la storia della sua vita.
Dopo l'addio al Parlamento nel 2013, infatti, Baffino potrebbe aver ceduto alla nostalgia dello scranno così a lungo occupato. L'occasione, oltre alla location, è il punto sulle future elezioni e sulle alleanza tra i transfughi del Pd, che vedono D'Alema da ex dem nel Mdp, con Bersani e Speranza. E parlando a Foggia a un incontro politico del gruppo parlamentare di Mdp, sul fronte della convergenza con Campo Progressista, soggetto politico battezzato dall'ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, D'Alema parla di un «nuovo centrosinistra», caratterizzato «da una discontinuità di contenuti», citando proprio l'ex primo cittadino. L'asse tra le due forze già benedetta da Bersani come «l'ultimo treno per il centrosinistra».
Ma è sulle voci che lo vogliono pronto a tornare in pista a caccia di consensi elettorali che D'Alema si scatena e colpisce. «Per un movimento che nasce ci sarà bisogno di candidare personalità, e se i cittadini mi chiederanno essere candidato, io mi prenderò le mie responsabilità», spiega ai comuni mortali. «Stiamo lavorando per creare un'alternativa. Il nostro è un impegno per ricostruire un centro sinistra per cambiare il Paese», ha poi aggiunto dal palco, stentoreo, spiegando che di un'alter Pd «il Paese ha bisogno perché il livello di disoccupazione, di disagio sociale, di difficoltà del mezzogiorno è una condizione molto pesante». Poi un colpo all'esecutivo Gentiloni: «l'Italia ha bisogno di un cambiamento e l'attuale governo, l'attuale politica non sono in grado di garantire il cambiamento di cui il Paese necessita e non vedo in campo alternative credibili».
Lo spauracchio da agitare? «Da una parte Grillo e Salvini», sibila D'Alema «e dall'altra Renzi e Berlusconi». Fuori ci sono i transfughi dem. Come, appunto, D'Alema, ma anche Pisapia. «Noi - conclude l'ex primo ministro - vorremmo proporre agli italiani qualcosa di diverso rispetto a queste opzioni».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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