Cronache

Dalle ambasciate adesso scappano via tutti. Biden chiede aiuto anche ad Albania e Kosovo

Il Canada accoglie 2mila rifugiati, gli Usa ne parcheggiano 8mila in Qatar

Dalle ambasciate adesso scappano via tutti. Biden chiede aiuto anche ad Albania e Kosovo

New York. La nuova drammatica accelerazione nell'avanzata dei talebani in Afghanistan, ormai arrivati a 11 chilometri da Kabul, imprime una nuova svolta, con gli Usa di Joe Biden che si preparano alla caduta della capitale e al ritiro di ogni presenza diplomatica. Così come l'Italia e altre potenze europee si dichiarano pronte in caso di necessità a lasciare l'ambasciata.

Secondo il sito Axios sembra sempre più probabile che gli Stati Uniti non manterranno una presenza diplomatica duratura in Afghanistan oltre il 31 agosto, data entro la quale il comandante in capo ha promesso di completare il ritiro delle truppe. Nella cerchia ristretta di Biden si pensava che Kabul potesse reggere nel breve periodo, consentendo agli Usa di rimanere impegnati diplomaticamente e di aiutare le donne afghane a garantire i propri diritti anche oltre il ritiro dei soldati americani. Il portavoce del Pentagono, John Kirby, afferma che al momento Kabul non è sotto una «minaccia imminente», ma «sembra piuttosto che i talebani vogliano isolare» la capitale, e conferma l'arrivo in queste ore delle nuove truppe Usa. L'amministrazione Biden sta anche lavorando per finalizzare un accordo con il Qatar per ospitare temporaneamente migliaia di afghani (forse fino a 8mila) che hanno lavorato per Washington, e ha inviato mille dipendenti federali per accelerare le procedure dei visti. Nel disperato tentativo di mettere in salvo più persone possibile, in questi giorni il presidente avrebbe chiesto aiuto anche ad Albania e Kosovo. Il Canada intanto è pronto ad accogliere 20mila rifugiati afghani che rischiano di subire la vendetta dei talebani e il primo volo è già atterrato a Toronto. Oltre al Regno Unito, anche la Germania invierà un contingente militare a Kabul per proteggere l'evacuazione di parte del personale dell'ambasciata e di cittadini afghani che hanno cooperato con le forze tedesche nell'ambito della missione Nato. Il ministro degli Esteri di Madrid, José Manuel Albares, da parte sua, annuncia l'inizio di un'operazione per far tornare in patria i connazionali, parte del personale dell'ambasciata e gli afghani che hanno lavorato per la Spagna. Pure la Svezia ridurrà personale presso la sua sede diplomatica a Kabul, mentre Danimarca e Norvegia chiuderanno almeno temporaneamente le loro rappresentanze diplomatiche. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio dice che «ci stiamo preparando ad ogni evenienza, anche quella dell'evacuazione. Dobbiamo pensare alla sicurezza del personale della nostra ambasciata e dei nostri connazionali. Se sarà necessario, con l'importante aiuto della Difesa, porteremo tutti in sicurezza in Italia, in tempi rapidi».

E aggiunge che «non ci sarà un nuovo impegno militare, ma non possiamo abbandonare il popolo afghano».

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