Dallo Yemen ai Paesi africani. Nel mondo ci sono 61 guerre ma i "pacifisti" le ignorano

Uccise 161mila persone solo nel 2024, tra cui molti bambini. La Flotilla qui però non sbarca

Dallo Yemen ai Paesi africani. Nel mondo ci sono 61 guerre ma i "pacifisti" le ignorano
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Nel mondo ci sono 61 conflitti armati statali in corso e addirittura oltre 100 guerre se si considerano anche i conflitti non statali che hanno portato alla morte di 161.100 persone nel solo 2024. Dal Yemen all'Etiopia, dal Sudan al Myanmar passando per Haiti e il Niger e ancora Burkina Faso, Mali, Repubblica Democratica del Congo. Eppure, per i morti di questi conflitti, non vediamo nessuna manifestazione di piazza, nessun corteo, nemmeno una piccola Flotilla perché non sono politicamente rilevanti e non fanno notizia. Lo stesso si può dire per i 4476 cristiani uccisi lo scorso anno (dati Open Doors) di cui una parte importante in Nigeria. Se la guerra a Gaza ha provocato migliaia di vittime civili, non è l'unica causa di morti per conflitti nel mondo a cominciare dall'Ucraina. Dal 2022 ogni giorno perdono la vita numerosi civili (tra cui bambini) nello scontro tra Russia e Ucraina, eppure i promotori dei cortei per la Palestina in questi mesi non sono stati così solerti a scendere in piazza per queste vittime. Secondo l'Uppsala Conflict Data Program che monitora le guerre nel mondo, nel 2024 c'è stato un calo nelle vittime statali e nella violenza organizzata nel suo complesso ma "la violenza unilaterale ha visto un forte aumento, guidata principalmente dall'escalation degli attacchi dello Stato Islamico in Africa e dalle uccisioni diffuse da parte di attori non statali ad Haiti".

Rispetto al passato molte guerre hanno caratteristiche diverse essendo asimmetriche e frammentate con conflitti legati non solo al controllo dei territori ma anche di risorse naturali o dispute etniche. Il fatto che questi conflitti non siano raccontati con la stessa attenzione mediatica e sui social network della guerra a Gaza, non significa che non avvengano o che siano meno cruenti ma, per le opinioni pubbliche occidentali, è come se non esistessero e perciò non è redditizio occuparsene. Solo per fare qualche esempio, il conflitto in Yemen in corso dal 2015 ha portato alla morte di migliaia di persone con 18 milioni di persone che hanno bisogno di aiuti di cui 11 milioni sono bambini. In Etiopia invece la guerra nel Tigray e le tensioni in Oromia e Amhara hanno causato oltre 100.000 morti. Sempre in Africa regioni come il Sahel, il Sudan e il Corno d'Africa sono teatro di conflitti tra gruppi jihadisti, mercenari russi e altre entità paramilitari che colpiscono la popolazione civile. Anche in America Latina ci sono nazioni come Haiti, il Venezuela e alcune aree del Messico in cui i cartelli della droga controllano il territorio con vere e proprie azioni di guerriglia in cui perdono la vita anche i civili.

Eppure, dovendo fare una tragica statistica del numero di persone che sono morte nei conflitti in giro per il mondo, è di gran lunga superiore al numero delle vittime a Gaza. È lecito perciò chiedersi se per collettivi, pro Pal, centri sociali, antagonisti esistono morti di serie a e morti di serie b ma la risposta, purtroppo, è ben nota.

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