Roma - Si lecca le ferite, Roma, l'indomani del terremoto che è tornato a devastare il centro Italia. E la capitale, che domenica si è svegliata scoprendo di essere vulnerabile ai sismi, rimane sotto osservazione.
Ora è il tempo delle verifiche di stabilità, soprattutto nelle scuole, per consentirne la riapertura domani, dopo la giornata di festa. Eventuali lesioni o crepe negli istituti della capitale, segnalate dai dirigenti scolastici o dai presidenti dei municipi, vengono valutate dalle squadre di tecnici messe in campo dal Campidoglio. Fino a ieri non erano state individuate criticità, ma questo modo di procedere non piace ai capi d'istituto, chiamati a sollecitare gli interventi, perché temono di essere ritenuti responsabili in caso di valutazioni sbagliate. Intanto è stata chiusa per verifiche tecniche sulle sue strutture anche l'Università La Sapienza, mentre anche i ponti della città vengono monitorati dopo la chiusura ieri di Ponte Mazzini, quello che attraversa il Tevere proprio di fronte al carcere di Regina Coeli, tra Trastevere e via della Conciliazione, a causa di alcune lesioni lungo le balaustre, ai piedi dei lampioni, e di una perdita d'acqua. Dopo gli accertamenti i vigili del fuoco lo hanno temporaneamente dichiarato inagibile e sono stati interdetti anche i passaggi sotto le arcate, lungo il greto del fiume, dove solitamente si accampano i senzatetto. Sarà necessaria una perizia statica e opere di consolidamento prima che venga riaperto anche ai pedoni, visto che i danni hanno interessato in particolare i parapetti, lungo i due marciapiedi.
Ma i danni maggiori sono stati riscontrati nelle chiese. E non solo nelle Basiliche di San Paolo e San Lorenzo, domenica momentaneamente chiuse ai fedeli per accertamenti, così come Sant'Ivo alla Sapienza, dove si sono aperte alcune crepe già esistenti sulla cupola del Borromini. Altri tesori artistici sono stati colpiti. Nel centro storico sono state dichiarate inagibili due chiese, sempre in via precauzionale: San Francesco, nel rione Monti, e Sant'Eustachio al Pantheon. Qui i vigili del fuoco sono stati costretti a transennare la parte vicina alla cupola a causa di alcune lesioni da verificare.
I romani non hanno ancora smaltito la paura e continuano a prendere d'assalto il centralini dei vigili del fuoco, che ieri all'ora di pranzo avevano già effettuato 75 interventi, mentre un centinaio di altre chiamate aspettavano di essere evase. Alle 20 il bilancio degli interventi è arrivato a 220. Chi telefonava ai pompieri doveva attendere anche tre ore prima di riuscire a parlare con qualcuno, come denunciato dal Codacons. Anche la sindaca Virginia Raggi ha detto che continuano ad arrivare segnalazioni da ogni parte della città, ma ha assicurato che la situazione è sotto controllo, che ogni crepa o cedimento viene controllato dai vigili del fuoco che presidiano la città e che per necessità sono stati costretti ad aumentare del 25 per cento le unità di personale operativo. «Abbiamo avviato - ha detto la prima cittadina - un percorso molto più approfondito di verifica per riuscire ad ottenere un certificato sulla staticità degli edifici. È un'attività che non era stata fatta e necessita di essere avviata in maniera molto capillare, ma ovviamente richiede tempo».
Con la forte scossa di domenica la Raggi si è accorta che la capitale è impreparata ad affrontare un'emergenza, anche perché ha un piano di evacuazione fermo al 2008. «Ci siamo attivati per rinnovarlo, rivederlo e aggiornarlo», ha garantito.
In pratica a Roma nessuno saprebbe individuare il punto di raduno più vicino alla propria casa o il luogo di raccolta dei mezzi di soccorso, informazioni che i cittadini dovrebbero conoscere ma che nessuno si è mai preoccupato non solo di aggiornare, ma anche di pubblicizzare in maniera adeguata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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