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De Albertis: «Troppo caos sulle imposte»

Milano Una patrimoniale di fatto, denuncia il presidente di Assimpredil Ance Claudio de Albertis. Basta un dato: dal 2011 ad oggi il peso del Fisco sul mattone è passato dai 9 miliardi di euro della vecchia Ici ai 19 miliardi dell'Imu (anche con la cancellazione sulla prima casa). Poi ci sono le altre tasse locali, Tasi e Tari. Già sulla prima la maggioranza dei Comuni ha scelto di applicare l'aliquota più alta: così l'introito complessivo arriva a circa 6 miliardi di euro, che restituiscono ossigeno alle casse spesso vuote degli Enti locali. Ma tolgono respiro alle famiglie, per le quali la casa è sempre stata un tesoretto, la voce tradizionalmente più importante tra quelle del patrimonio privato. E alle imprese del settore costruzioni, che da sole compongono il 10 per cento del Pil e a questa tassazione sono sottoposte dall'inizio del cantiere, dal momento dell'acquisto dei terreni, con l'Imu commisurata al valore dell'area in corso di edificazione (un prelievo che da solo rappresenta circa il 31% dei costi in quella fase) e persino nell'ipotesi (tutt'altro che di scuola) in cui, poi, quanto costruito resti invenduto. Perché tassare gli immobili è facile, di certo più che intervenire sulle meno visibili rendite finanziarie. Anche se l'Erario incassa per il solo possesso, senza guardare al valore prodotto. In questo modo, denuncia il presidente De Albertis, le conseguenze negative sono due: da un lato si disincentivano le imprese del settore, che vedono sfumare in tasse grosse fette del proprio investimento, dall'altro si deprime la propensione al consumo delle famiglie «che spendono meno se vedono intaccata la propria ricchezza». Il rischio è una spirale recessiva. Semplificando: più tasse per fronteggiare la crisi, meno investimenti e consumi, crisi più profonda. Per il presidente dei costruttori urge un intervento su due livelli, centrale e periferico. A Roma il governo dovrebbe «rivedere il sistema di tassazione, c'è troppa confusione». In effetti l'Imu, introdotta nel 2012 al posto della vecchia Ici, poi cancellata per la prima casa nel 2013, ora con la legge di Stabilità 2014 viene inglobata nella Iuc, Imposta unica comunale tripartita appunto in Imu, Tasi (sui cosiddetti servizi indivisibili come l'illuminazione e la gestione delle strade) e Tari (sui rifiuti). Ma anche gli enti locali potrebbero fare la loro parte: perfezionare e differenziare «gli oneri di urbanizzazione a seconda delle funzioni», oltre a non elevare al massimo l'aliquota Tasi, fa notare De Albertis.

Che cita il «caso virtuoso» di Monza, dove il Comune ha scelto di eliminare la Tasi per le imprese di costruzioni sugli immobili invenduti.

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