De Benedetti, ennesimo flop Fallisce pure il suo partito

"Libertà e Giustizia", nata nel 2002 in funzione anti-Berlusconi, non ha più soldi Un'altra disfatta per l'Ingegnere dopo la débâcle Sorgenia e i morti per amianto

De Benedetti, ennesimo flop Fallisce pure il suo partito

Doveva essere il contenitore dell'antiberlusconismo militante. Rischia di morire di «vecchiaia», nel silenzio generale. È un compleanno amaro per l'Ingegner Carlo De Benedetti: Libertà e giustizia, la sua creatura, quasi un partito almeno nelle intenzioni, ha fatto flop. Non ha più i quattrini per andare avanti. E del resto è da anni, dalla grande manifestazione del febbraio 2011 per spingere il Cavaliere alle dimissioni, che non dà segni di vita.

De Benedetti è ormai sull'orlo degli ottant'anni, traguardo che taglierà il prossimo 15 novembre e che festeggerà con una festa imponente in quel di Dogliani. Ma se si tenta un bilancio si vede che i guai si affollano intorno all'editore dell' Espresso e di Repubblica . E il primo, il più simbolico e suggestivo, è senza dubbio la crisi, anzi l'agonia di Libertà e giustizia, il movimento neoazionista e ipergiustizialista, foraggiato dalla Cir dell'Ingegnere per educare gli italiani alla legalità e, già che c'era, per riempire le piazze contro il Cavaliere. L'associazione, come raccontava ieri il Corriere della sera , ha battuto un colpo, l'ultimo, il 5 febbraio 2011, quando 10mila persone si ritrovarono al Palasharp di Milano, nei giorni vorticosi del caso Ruby, per gridare con la bava alla bocca al nemico di andarsene e liberare una volta per tutte Palazzo Chigi. L'obiettivo, in un modo o nell'altro, è stato raggiunto e il Cavaliere ha perso consenso, ma non è scomparso dalla scena politica. Anzi, grazie al discusso patto del Nazareno ha riacquistato quella centralità che pareva perduta per sempre. E ha pure portato a casa una clamorosa assoluzione sul caso che aveva infiammato la platea debenedettiana. Giustizia e libertà invece si è inabissata. Insomma, se il berlusconismo è difficoltà ma è ancora vivo e combatte, l'antiberlusconismo targato Cir è un guscio vuoto.

L'anno scorso l'Ingegnere aveva allungato all'Associazione presieduta da Sandra Bonsanti 140mila euro. Quest'anno però il budget si sarebbe ridotto al lumicino. D'altra parte i tesserati sono in calo, la sede centrale potrebbe essere chiusa e disdetti i contratti di collaborazione. Infine anche la Bonsanti sarebbe vicina all'addio. Una stagione di grande impegno e di ancor più grandi ambizioni è all'epilogo. E certo nessuno avrebbe immaginato un tramonto così malinconico. Sottotraccia. Quasi una resa alla crisi e al cambiamento del clima nel Paese.

Per carità, De Benedetti intreccia sempre molto abilmente relazioni importanti e quest'estate le telecamere di La7 l'hanno sorpreso alle 8 del mattino a colloquio con il potente sottosegretario alla presidenza del consiglio Graziano Delrio. Ma è anche vero che l'usura del marchio politico si accompagna alla débâcle di Sorgenia e alle disavventure giudiziarie su fronte, a suo modo simbolico, delle morti per amianto. Nelle scorse settimane la Procura di Ivrea ha chiuso l'inchiesta sui decessi per amianto all'Olivetti e ha messo in crisi l'icona dell'Ingegnere, da sempre accreditato come imprenditore illuminato e sensibile. Sarà, ma intanto i pm di Ivrea vogliono processare De Benedetti in versione amministratore delegato e presidente della gloriosa azienda, nel lungo periodo che va dal 1978 al 1996, addebitandogli la pesante accusa di omicidio colposo plurimo. Una richiesta di rinvio a giudizio non è una condanna, ci mancherebbe, ma De Benedetti si avvia ad essere processato proprio come i biechi signori della Eternit di Casale Monferrato.

Non basta. Quest'estate si è compiuta la parabola di Sorgenia, la società controllata dalla Cir dell'Ingegnere al 53 per cento e zavorrata da una montagna di debiti: 1,8 miliardi di euro. Un disastro. La società è stata ceduta ad un pool di diciannove istituti di credito, in testa lo sventurato Monte dei Paschi, e l'Ingegnere è riuscito sia pure indirettamente a guadagnarci qualcosa se è vero, come sostiene Libero , che il governo Renzi ha varato un decreto per società del tipo di Sorgenia che vale 120-150 milioni di euro. Soldi che, se i conti torneranno all'utile, finiranno per il 10 per cento nelle ospitali tasche di De Benedetti.

Una magra consolazione.

Sufficiente per non spegnere le luci ma solo le ottanta candeline: Il «Sor-genio», come lo chiama affettuosamente Dagospia , ha convocato gli amici e gli antifascisti sopravvissuti al taglio dell'assegno nella tenuta di Dogliani il prossimo 15 novembre.

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