Def, il governo non arretra e oggi incombe il no dell'Ue

Il deficit resta al 2,4%, Tria all'Europa: «Necessario non rispettare il patto». E Conte porta a cena Salvini e Di Maio

Def, il governo non arretra e oggi incombe il no dell'Ue

Prima, a Palazzo Chigi, un vertice ristretto: il premier, i due vicepremier, il ministro dell'Economia Giovanni Tria e quello delle Infrastrutture, Danilo Toninelli. Quindi, a piedi, presidente del Consiglio e vice si sono spostati in un locale del centro, per la «cena di governo» ristrettissima. A tavola solo Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Sul piatto, al di là delle pietanze, la manovra, e la probabile bocciatura che già oggi potrebbe arrivare dall'Ue.

L'epilogo serale è arrivato dopo una giornata di equilibrismi e rassicurazioni. «Non c'è alcuna possibilità di un Italexit. Non siamo una banda di scalmanati» dice Conte. Il ministro dell'Economia Tria, nella risposta ai rilievi mossi alla manovra dalla Commissione Ue, detta una dichiarazione di intenti che vuole apparire come una scelta di campo: «Il posto dell'Italia è in Europa e nell'area euro» e assicura che «il governo italiano continuerà il dialogo costruttivo e leale così come disciplinato dalle regole istituzionali che governano l'area euro». Di Maio rilancia il concetto: «Si narra che questo governo vuole fare uscire l'Italia dall'euro ma non è così. Anche se la Commissione Ue, come si legge, dovesse bocciare le ragioni di questa lettera, ci saranno altre settimane per riuscire a interloquire con le istituzioni e spiegare quello che vogliamo fare». Unica voce fuori dal coro quella di Salvini. «Se ci sono proposte sono benvenute. Ma la manovra la fa il governo italiano e i capisaldi non si toccano».

La lettera del governo italiano, in realtà, non lascia spazio a ripensamenti. «Il governo è cosciente di aver scelto un'impostazione della politica di bilancio non in linea con le norme applicative del Patto di stabilità e crescita. È stata una decisione difficile ma necessaria alla luce del persistente ritardo nel recuperare i livelli di Pil pre crisi e delle drammatiche condizioni economiche in cui si trovano gli strati più svantaggiati della popolazione».

A questo punto è facile prevedere che oggi la Ue rigetterà la bozza inviata da Roma dando tre settimane per cambiarla. Uno stop senza precedenti ai danni di uno Stato membro e una decisione che dovrebbe essere quantomai rapida così da evitare un accavallamento con Standard&Poor's che si pronuncerà sul rating dell'Italia venerdì a mercati chiusi. Un ultimo tentativo di dialogo era stato lanciato ieri mattina dal commissario Pierre Moscovici: «La Commissione non vuole una crisi, il posto dell'Italia è nel cuore della zona euro, non all'esterno». Del caso Italia si occuperanno anche i ministri finanziari dell'Eurogruppo a Bruxelles il 5 novembre. Senza correzioni il governo rischia una procedura per deficit eccessivo. Di fronte a questo livello di pressione incrociata il governo nelle quattro pagine indirizzate alla Commissione batte sul tasto che il 2,4% di deficit-Pil previsto sul 2019 non è uno steccato mobile ma «un tetto massimo» che «faremo di tutto per rispettare». Anche se si dovessero rendere necessarie «misure di contenimento della spesa», lasciando intravedere una possibile manovra correttiva. Il governo gialloverde, però, scommette su un ribaltamento degli equilibri politici alle elezioni europee.

Come ricordava ieri l'Huffington Post, dato che l'Istat diffonde le stime preliminari del secondo trimestre a fine luglio e il dato definitivo a fine agosto, il redde rationem verrebbe rinviato a settembre 2019. La speranza dell'esecutivo è quella di doversi confrontare con un Parlamento europeo a impronta sovranista, più incline a mostrare flessibilità. Spread permettendo.

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