Quel delfino ucciso per un "selfie"

Tragedia del narcisismo: i bagnanti scattano foto e non si accorgono che l'animale sta morendo

Quel delfino ucciso per un "selfie"

L'arroganza dell'uomo, la violenza del suo egoismo sulla natura si esprimono quotidianamente in mille modi diversi. Anche questa volta (viene in mente il dentista americano e il trofeo del leone Cecil) solo la morte ha fermato il suo narcisismo di essere superiore a tutto quel che vive al centro del mondo e, fossimo a conoscenza di mondi alieni, probabilmente anche dell'universo.È successo sulla spiaggia di Santa Teresita, in Argentina, dove un gruppo di persone prendeva il sole, un altro gruppetto era in acqua e i bambini giocavano a tamburello. Scene comuni in tutte le spiagge del mondo (in Argentina, come si sa, al momento è estate). A un certo punto un bagnante vede un piccolo di delfino probabilmente portato vicino alla spiaggia dalla curiosità tipica di questi mammiferi, tra i più intelligenti che si conoscano. «Guarda che bello!», urla trionfante l'uomo e agguanta il piccolo che sta nuotando in acqua bassa. La notizia della cattura di un baby delfino, che tutti vogliono ammirare da vicino, vola di persona in persona e, in poco tempo, una gran folla si ritrova accanto all'uomo che difende il «suo» animale e urla ai suoi amici di prendere il telefonino. Qualcun altro urla inascoltato che il piccolo ha bisogno d'acqua, per difendere la sua giovane pelle dalla disidratazione e dalle ustioni causate dal sole cocente.È l'idea del «selfie», quella vincente. Il piccolo delfino comincia a passare di mano in mano, mentre una selva di telefonini scatta a raffica le immagini del suo lungo e delicato naso, immortalato a fianco di bocche che ridono, che fanno «cheese» e pretendono di portarsi a casa almeno l'immagine di quel raro pezzo di natura. Sul posto causalmente c'è un fotografo, Hernan Coria, che scatta le immagini di questo piccolo ma significativo dramma che si sta svolgendo sotto i suoi occhi. Il baby-delfino continua a passare, come un trofeo, di braccia in braccia, di mano in mano e chi supplica di metterlo in acqua perché si accorge che, così facendo, rischia la morte viene zittito malamente. «Guarda che bello mamma, vieni qui accanto che cio facciamo un selfie!».Il sole picchia, cuoce quella pelle che richiede il fresco dell'acqua e neanche gli ultimi sbuffi di aria e muco dal naso convincono i turisti a rimetterlo in mare. Poi, dopo pochi spasmi, non si muove più. La tragedia si è compiuta e ora il silenzio cala sulla folla. «Ma è morto!», urla una giovane ragazza. Ora che giace immobile nell'acqua dove troppo tardi qualcuno l'ha riposto, tutti si accorgono che il «gioco» è finito. Le mamme richiamano i bambini. Meglio se non vedono la scena. Meglio portino a casa l'immagine di un lungo naso delicato accanto al volto di un bambino sorridente con la mano di papà sul collo.

Ma qualcuno cnicamente lo fotografa anche così, dello stesso colore della sabbia.Era solo un piccolo di «delfino francescano», specie presente sulla lista rossa di quelle minacciate. Le sue immagini girano ora su un web scandalizzato, ma il vero scandalo è l'arroganza dell'uomo sulla natura.

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