È in corso un vero dramma tra i democratici italiani dopo la tranvata clamorosa arrivata dagli Usa. Giornalisti liberal filo Pd, tifosi della Clinton, «esperti» di politica americana (col cuore a sinistra) che dopo aver twittato pronostici trionfali di vittoria e insulti al «gorilla» Trump sono spariti dai radar, generando profonda ansia tra i loro follower. «Qualcuno ha notizie di Vittorio Zucconi?» si chiedono su Twitter, in attesa che il corrispondente di Repubblica dia segni di vita, dopo aver descritto per giorni il tycoon come un troglodita sessuomane («Hillary sa cosa sono i codici nucleari. L'altro pensa che siano numeri di telefono di modelle e starlet disponibili»). Compatibilmente col fuso orario, Zucconi poi riappare, afflitto per la discesa nel baratro degli Usa come tutti gli altri vedovi inconsolabili della stagione Obama. Tipo Beppe Severgnini, americanista (ma anche anglista) del Corriere traumatizzato dopo la valanga Trump. Consegnare a lui l'America, assicurava Severgnini, «è come affidare lo Space Shuttle a un gorilla», a nessuno verrebbe in mente. Tranne agli elettori americani. A questo punto, l'unica è pregare: «God bless America - twitta la penna brizzolata - Dio benedica l'America. E, già che c'è, butti un'occhiata a tutti noi...». Lapidario Carlo De Benedetti, l'imprenditore tessera numero uno del Pd: «Trump è un imbroglione, dice di valere due miliardi di dollari ma ne vale 200 milioni».
Dopo le magre figure fatte con la Brexit, ripetersi con le presidenziali Usa non è il massimo. Fortuna che almeno Gad Lerner ha un capro espiatorio cui attribuire la cantonata pubblicata sul suo sito alla vigilia del voto: «Dieci motivi per dormire ragionevolmente tranquilli e svegliarsi senza Trump». La profezia diventa virale sui social, che sbeffeggiano Lerner (nuovo acquisto della RaiTre a guida Bignardi), finché il giornalista è costretto a intervenire, scaricando la colpa sul giovane collaboratore («Di previsioni sbagliate ne ho collezionate parecchie - scrive a Dagospia - ma questa va invece attribuita al suo legittimo autore, bravo e in questo caso sfortunato: il mio amico Andrea Mollica»). In pieno shock, con sintomi evidenti, la deputata Pd Ileana Argentin che la spara grossa: «Questa elezione è una tragedia, non potevamo avere una notizia più brutta, dev'essere che il 2016 è un anno bisestile. Incredibile, una disgrazia dopo l'altra. Per me l'elezione di Trump è peggio del terremoto francamente» azzarda la parlamentare Pd, prima di affrettarsi a precisare - dopo le polemiche sul paragone col sisma - che «i terremotati sono nel mio cuore, non si può strumentalizzare quel che ho detto».
Effetti collaterali della vittoria di Trump sui nervi sensibili della sinistra italiana. Tradita ancora una volta dai sondaggi, pompati dai media amici. «Tiè, beccate sta sventagliata blu» (il blu è il colore dei Democratici Usa) ha twittato improvvidamente Filippo Sensi, portavoce del premier Renzi, davanti ai primi exit poll che sembravano confermare la mappa del voto favorevole alla Clinton. Tutto sbagliato. Mancava l'esperienza di Walter Veltroni, un altro democratico listato a lutto per Trump alla Casa Bianca. L'ex leader del Pd, sull'Unità, aveva consigliato prudenza: «I sondaggi ormai sono cinquine al lotto». Quel che è certo, spiegava Veltroni, è che la sua vittoria sarebbe una catastrofe planetaria: è «il candidato più estremista che sia mai apparso sulla scena delle elezioni americane», con lui si apre «una grave crisi delle sue istituzioni democratiche», tanto che Veltroni sente ormai chiaramente «scricchiolare la democrazia», nientemeno. La soluzione? Il renziano Fabrizio Rondolino, nell'attesa, individua il problema: «Il suffragio universale comincia a rappresentare un serio pericolo per la civiltà occidentale». Luciana Littizzetto, comica politicamente schierata e profumatamente retribuita dalla Rai, sente invece altri tipi di rumori, visto che pubblica - con la consueta eleganza - la foto di un gabinetto con il volto di Trump sul muro e un water al posto della bocca del tycoon: «Questo è quello che ci riserva il futuro, buongiorno un corno».
Messaggio quantomeno più incisivo di quello di Laura Boldrini, che si dice «sorpresa per l'esito del voto negli Stati Uniti», ma da femminista ci tiene ad assicurare che «Hillary non è stata sconfitta perché donna ma perché percepita come espressione dell'establishment». Si consola invece, con una lettura originale, l'ex piddino Stefano Fassina, convinto che la vittoria di Trump è «la vittoria degli operai contro il neoliberismo». Convinto lui. Meglio così che inconsolabili.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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