"Demografia e mercato del lavoro suggeriscono pochi cambiamenti"

L'esperto Giuliano Cazzola: "L'età della quiescenza dovrebbe aumentare, non diminuire. Quota 103 è un disincentivo all'uscita anticipata"

"Demografia e mercato del lavoro suggeriscono pochi cambiamenti"
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Il tema pensioni resta caldo, come sempre. Ogni anno, puntualmente, si parla di riforme al sistema previdenziale. Modifiche sostanziali o piccole e grandi correzioni in grado di cambiare la vita degli italiani. Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, ha parlato di qualche cambiamento necessario, facendo anche qualche proposta. Il dibattito è aperto. Per capirne di più abbiamo chiesto un opinione al professore Giuliano Cazzola, esperto in materia economica. Ex parlamentare e professore di lungo corso. Un curriculum troppo lungo per poterlo elencare, diamo spazio alle domande:

Professore ha sentito le proposte del sottosegretario Claudio Durigon?

"Durigon appartiene alla schiera di coloro che vogliono ridurre l'età di pensionamento, mentre io credo che il graduale incremento sia la misura più coerente rispetto alle questioni della demografia e del mercato del lavoro. Per esempio, questa idea di estendere i 64 anni con 20 anni di versamenti vigenti nel contributivo anche a chi si trova nel sistema misto è se ho ben capito - uno taglio di ben tre anni sulla pensione di vecchiaia: da 67 a 64 anni".

Per Durigon Quota 103 non funziona. Ha ragione?

"Lo confermano i dati. Solo poche migliaia di lavoratori hanno presentato domanda. In realtà Quota 103 ha rappresentato un caso di eterogenesi dei fini".

In che senso?

"Scoraggiava per i suoi vincoli il pensionamento anticipato, anziché incoraggiarlo. Invece che una norma permissiva si è rivelata una norma ultrasevera".

Cosa bisognerebbe fare?

"Il meno possibile. Dopo anni di follia, il sistema è ritornato fortunosamente sui binari della riforma Fornero. Abbiamo cestinato 48 miliardi dei risparmi previsti a regime. È bene stare accorti. Anche perché bisogna smetterla con quest'angoscia per le pensioni. L'Ocse ci dice che in Italia la pensione media è più elevata della retribuzione media. Peraltro le ultime generazioni del baby boom nei prossimi anni andranno in pensione numerose e con importanti anzianità maturate intorno ai 61-62 anni. Ciò vuol dire che saranno a carico delle generazioni future inferiori nel numero per più di 20 anni. Per far fronte a questa situazione, secondo l'Ocse le politiche del lavoro devono evolvere per aiutare i lavoratori a rimanere più a lungo nel mondo del lavoro. In Italia la durata media della vita lavorativa è di 32,8 anni a fronte dei 37,2 anni di vita lavorativa media nell'Europa. L'anzianità media degli uomini è pari a 36 anni circa, quella delle donne a 26. Anche perché nei prossimi anni assisteremo a due mondi diversi destinati a venire in conflitto tra loro".

Quali?

"Le ultime generazioni baby boomers si presenteranno all'appuntamento con la quiescenza da anziani-giovani, ben forniti di anni di contribuzione ininterrotta. Mentre, stante il finanziamento a ripartizione, le generazioni subentranti saranno taglieggiate dalla denatalità e potranno contare su di un accesso tardivo nel mercato del lavoro e quindi anche su storie lavorative più frantumate. Insomma, ci attende un periodo in cui aumenterà il numero delle pensioni e diminuirà quello dei lavoratori attivi. Si deve passare la nottata".

Cosa pensa del fatto che vorrebbero usare il Tfr per rafforzare gli assegni?

"Ho seguito le proposte dell'amico Antonio Mastrapasqua sul Giornale. Mi spiego: se si decide di metterlo in busta paga deve valere per tutti allo scopo di contribuire a risolvere il problema dei bassi salari. Io resto dell'opinione, però, che il Tfr debba rimanere la fonte più importante del finanziamento della previdenza complementare, magari con un'aggiunta di dirigismo e di obbligatorietà".

E del così detto Bonus Giorgetti, può funzionare il congelamento del requisito dell'età per andare in pensione?

"Secondo le simulazioni

dell'Upb il Bonus Giorgetti metterebbe in busta paga 6.900 euro annui esentasse nel caso di un reddito di 40mila euro lordi. Ricordo a chi lo avesse dimenticato che il Bonus Maroni viaggiava sui 30mila euro esentasse in 3 anni".

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