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La grillina "chiude" a Zelensky: "Non si colleghi con la Camera..."

La deputata Segneri ha sottolineato come l’Italia al momento debba evitare ogni genere di sovraesposizione

La grillina "chiude" a Zelensky: "Non si colleghi con la Camera..."

“Zelensky non si colleghi con l’Aula. Non dobbiamo sovraesporci”. É quanto dichiarato da Enrica Segneri, deputata del Movimento 5 Stelle, in un’intervista a “La Stampa”. Basta, a suo parere, l’incontro che il presidente ucraino ha tenuto al Parlamento Europeo, dove sarebbero stati chiariti tutti gli aspetti relativi al conflitto e non sarebbero quindi necessari ulteriori dibattiti a Montecitorio.

La parlamentare, inoltre, si è dichiarata contraria a votare il decreto sull’invio delle armi, sponsorizzato dai vertici grillini, che secondo lei non aiuterebbe a risolvere le cose. Sarebbe propensa, invece, alla linea diplomatica. “La situazione – spiega – si sta inasprendo sul fronte ovest, quello polacco, proprio perché da lì arrivano le armi che inviamo. Non lo dico io, ma fonti autorevoli della Difesa”.

La pentastellata non teme neanche un’espulsione dal Movimento, pur di far valere la strada del confronto con Mosca e quindi votare contro la spedizione di rinforzi bellici. Al momento, comunque, ha confermato come pur essendoci stato più di qualche semplice avvertimento del gotha grillino, non le sia stato notificato nulla.

Si allarga, pertanto, il fronte dei parlamentari grillini pro Mosca. I deputati Valentina Corneli e Gabriele Lorenzoni, ad esempio, si erano ritrovati sulla stessa linea. Addirittura quest’ultimo, tramite un post facebook, aveva messo in dubbio le immagini provenienti da Kiev. Segneri non solo difende il collega, che non lo ritiene, come qualcuno a suo parere, avrebbe voluto far passare pazzo, ma addirittura è d’accordo nel sostenere che sia in atto una vera e propria "propaganda" da parte di entrambe le nazioni coinvolte nel conflitto.

La deputata, pertanto, ha sottolineato le difficoltà, che negli ultimi giorni, stanno reperendo i giornalisti nel reperire qualsiasi genere di notizia, aspetto che a suo parere rende"più difficile un’informazione oggettiva”.

La portavoce laziale, nell’intervista a "La Stampa", quindi, ha chiarito come non avendo strumenti certi per verificare la veridicità dei contenuti diffusi preferisce non esprimersi rispetto al caso dell’ospedale pediatrico di Mariupol, che avrebbe tanto indignato l’opinione pubblica di mezzo mondo o del battaglione Azov.

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