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Il destino di Marinella scivolata nel fiume Savio. Il suo corpo riemerso 20 chilometri più lontano

La 60enne travolta dalla corrente. Il marito ha tentato di salvarla: è morto stremato nel fango

Il destino di Marinella scivolata nel fiume Savio. Il suo corpo riemerso 20 chilometri più lontano

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La salvezza trasformata in condanna. Il primo paradosso è stata l'acqua, il secondo i tempi. Chissà quanto a lungo se l'erano augurata, la pioggia. Due di campagna come loro che in mezzo alla terra ci vivevano e con la terra ci lavoravano. La casa a meno di un minuto dal capannone dove per tutta la vita avevano coltivato e preparato erbe officinali e fiori per la pasticceria. E i tempi. Per chi lavora in campagna quelli sono fondamentali: la sveglia all'alba, il giro dei raggi del sole, i gesti che vanno fatti sotto la luce e quelli che funzionano soltanto nell'ombra, la rotazione dei campi e delle stagioni, il sonno «del dovere» quando non è ancora sceso il buio e poi la pazienza, che è un tempo anche quello. Il paradosso è che li ha traditi ciò che li ha sempre tenuti in vita. Gli si è rivoltato contro ciò che hanno sempre maneggiato con precisione: l'acqua e i tempi.

Perché a Ronta di Cesena, il fiume Savio è uscito dagli argini travolgendo tutto e perché loro non hanno compreso il momento esatto in cui interrompere i gesti puntuali e severi del loro mestiere. La tragedia, martedì, è stata questione di pochi metri e ancor meno minuti: la moglie, Marinella (all'anagrafe Palma) Maraldi, 60 anni, che scivola nella «corrente di primavera» come nella struggente canzone di De Andrè, il marito, Sauro Manuzzi (69), che non riesce ad afferrarla ma cade stremato nel fango e muore poco dopo. A nulla serve l'intervento del cognato che a fatica riesce a metterlo in sicurezza. Lo sforzo per tentare di salvare la moglie, lo shock di vederla trascinata via dalla furia del fiume... il cuore di Sauro si ferma. Il corpo di Marinella viene ritrovato solo ieri mattina al mare, a Zadina. Dopo essere stato trascinato per venti chilometri. Poche ore prima erano entrambi vivi, nella loro routine, nei loro rassicuranti «paraggi» intenti nei gesti di sempre. A dividere la casa e il capannone di Sauro e Marinella, meno di quaranta metri e un piccolo ponte sopra un fossato. Il ponte, di tanto in tanto, veniva attraversato anche da qualche macchina agricola che serviva per la coltivazione. Anche martedì, nel tardo pomeriggio, Sauro e Marinella ligi agli ordini da rispettare, erano nel capannone per terminare le ultime incombenze. Stavano imbustando le erbe quando la figlia, che abitava con loro a Ronta, li ha chiamati per avvertirli che il Savio aveva esondato e che la situazione si era fatta critica. Si era raccomandata che tornassero subito a casa. Un minuto di strada scarso e praticamente sarebbero stati al riparo. Ma forse hanno sottovalutato l'allarme o hanno ritenuto di dover finire ciò che avevano cominciato e quando sono usciti, la piena gli è arrivata addosso mentre il fiume si riprendeva con violenza ciò che riteneva suo.

«Hanno sicuramente visto che il fosso era pieno di acqua e hanno cercato di attraversare il ponte senza pensare che poteva essere pericoloso perché era già pieno d'acqua» racconta la moglie del fratello della donna, Oria Strobino, che prosegue: «Marinella, da quello che suo marito ha raccontato al mio, è scivolata. È caduta nell'acqua e la corrente, che era molto forte l'ha trascinata via. Lui, Sauro ha provato nella disperazione a cercarla, annaspando ma non ce l'ha fatta e dallo sforzo ha perso il fiato. Si è accasciato su un piccolo promontorio e ha iniziato a urlare. È lì che mio marito l'ha sentito. Quando è arrivato da lui gli ha raccontato con un fil di voce quello che era successo. Mio marito ha cercato di portarlo in salvo ma non ci è riuscito anche perché lui lamentava di avere male alle gambe e alle braccia ed era accasciato a peso morto. E quindi gli ha detto di stare fermo che sarebbe andato a chiamare suo fratello».

Anche la figlia di Sauro e Marinella nel frattempo aveva dato l'allarme, in angoscia per il fatto di non veder tornare la madre e il padre, aveva chiamato i vigili del fuoco, i carabinieri, i parenti. «Mio marito è tornato col fratello» prosegue Oria «e in quel momento sono arrivati anche i vigili del fuoco che però hanno solo potuto constatare il decesso di Sauro.

Forse il cuore non ha retto».

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