La scienza amministrativa non è "made in China"

La genesi della scienza amministrativa europea è anteriore al XIX secolo e non ha nulla di cinese

La scienza amministrativa non è "made in China"
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Non si placano le critiche contro l'Occidente, accusato di ogni possibile nefandezza accaduta negli ultimi secoli. Gli si chiede di scusarsi per tutto e persino di cancellare personaggi, opere, eventi che lo hanno caratterizzato. Contro queste tendenze, che portano i giovani a sapere poco o nulla della nostra storia, le nuove "Indicazioni", volute dal ministro Valditara, hanno inteso riaffermare che la formazione di un ragazzo in Italia non può prescindere dalla conoscenza della cultura e dei valori dell'Occidente. Da qui vi sono state critiche molto aggressive sull'onda di un relativismo anti-occidentale rinnovato dalle correnti woke.

Una forma più colta, ma altrettanto radicale, di tali critiche è quella secondo cui i meriti attribuiti all'Occidente sarebbero eccessivi perché si sarebbe limitato a importare ciò che altre culture avevano ideato. A questo genere di critiche appartiene quello che ha scritto di recente Franco Cardini in un articolo significativamente intitolato "Confucio, lezione per l'Occidente".

Vorrei qui sottolineare un punto solo della requisitoria di Cardini, non perché non ve ne siano altri meritevoli di essere discussi, ma perché mi ha colpito per i miei interessi di studio. Cardini ha affermato che "la nostra scienza amministrativa", che è "alla base dello stesso Stato moderno", non è un prodotto originale dell'Occidente, ma è stata "importata in Europa nell'Ottocento per iniziativa dei funzionari di Sua Maestà Britannica, i quali s'ispiravano alle scuole imperiali fondate da Wu, il primo imperatore della dinastia Han (141-87 aC)".

Cioè, Cardini ha sostenuto la tesi che la scienza amministrativa dello Stato moderno europeo risalirebbe solo ad un paio di secoli fa e sarebbe "made in China". Come si legge nel sommario dell'articolo: "La scienza dello Stato ha fondamento nella Cina degli Han".

Ma, in realtà, contrariamente a quello che ha scritto Cardini, la genesi della scienza amministrativa europea è anteriore al XIX secolo e non ha nulla di cinese. Infatti, come è noto, già dalla fine del XVI secolo iniziano a svilupparsi in Germania le cosiddette "scienze camerali" basate sulla "concezione amministrativa" dello Stato, che supera la centralità del monarca a favore di un approccio istituzionale in cui si articolano e integrano le varie funzioni pubbliche. Questo processo ha un suo momento di maturità quando nel 1727 il re di Prussia istituisce le prime cattedre universitarie di "scienze camerali".

L'esperienza del cameralismo venne raccolta in Italia da Gian Domenico Romagnosi (1761-1835), un grande cultore della scienza amministrativa che seppe mantenere uniti gli aspetti politici, economici e giuridici. Ma il carattere occidentale della scienza dell'amministrazione emerge con ancora più evidenza se si considera l'esperienza francese. Qui sono ancora importanti le ricerche di Pierre Legendre, uno dei massimi storici dell'amministrazione. Secondo Legendre, la scienza amministrativa dello Stato moderno, di cui è caso paradigmatico proprio lo Stato francese, affonda le proprie radici nella grande rivoluzione giuridica medievale successiva alla riscoperta del diritto romano.

Non è stato rilevante il contributo inglese alla nascita della scienza dell'amministrazione statale e, in particolare, è stato ininfluente nell'Europa continentale. Però proviene dagli USA una recente testimonianza qualificata: Adrian Vermeule, professore di diritto amministrativo ad Harvard, ritiene che il fondamento di un rinnovato "Stato amministrativo" sia da rinvenirsi nel diritto naturale classico e in particolare nella teoria del bene comune di Tommaso d'Aquino (nella foto).

In immediata successione storica dopo l'Aquinate, andrebbe ricordato Marsilio da Padova con la sua forte accentuazione dell'autonomia dello Stato e, venendo alla prima modernità, si dovrebbe menzionare almeno il pensiero di Jean Bodin con la sua concezione istituzionale dello Stato e della sovranità ("il Re non muore mai"). Entrambi questi autori operarono poi in un confronto ravvicinato con la storia ed il diritto di Roma.

E tutto questo con buona pace del "Made in China".

Giampaolo Azzoni
Professore ordinario di Filosofia del diritto, Università di Pavia

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