Per il caso Ruby "7 anni sono troppi". E se lo dice anche il Fatto Quotidiano... Sì, proprio il quotidiano del "manettaro" Marco Travaglio che con un articolo a firma Marco Lillo scrive: "Per una volta i legali di Berlusconi non hanno tutti i torti: la condanna di primo grado nel caso Ruby non sta in piedi. Se la pena fosse ridotta in appello non sarebbe uno scandalo".
Incredibile ma vero, proprio lui parla di pena troppo pesante nei confronti dell'"arcinemico" Silvio Berlusconi. "Quando c'è costrizione, dopo la riforma Severino del 2012, il minimo di pena è 6 anni", fa notare Lillo nell'articolo, "La vecchia concussione (compresa quella per induzione) prevedeva pene da 4 ai 12 anni mentre la nuova induzione indebita introdotta dalla legge Severino va da 3 a 8 anni. Per evitare il mezzo colpo di spugna per l'induzione contestata dal pm a Berlusconi, il Tribunale ha ricondotto la telefonata di Berlusconi alla costrizione e gli ha affibbiato 4 anni più 2 per l'aggravante. In tal modo la Questura resta una vittima e la legge Severino non produce alcun efetto in favore dell'ex premier, come invece è stato per il Pd Filippo Penati".
In particolare il Fatto spiega che il nodo della questione sta nella costrizione, ma che l'idea che Berlusconi abbia "ordinato" il rilascio
di Ruby sia eccessiva: la questura poteva rifiutarsi, richiamando il Cavaliere e spiegando che Ruby non era la nipote di Mubarak. Per questo, anche il quotidiano diretto da Padellaro sentenzia: la pena deve essere ridotta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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