«Dietro quel gesto la vita di un padre che lo Stato ora vorrebbe calpestare»

La 24enne: «Se mi sono laureata è solo grazie ai suoi sacrifici»

di Marzia Zucca*

Quello che state vedendo tutti in questi giorni non è un latte buttato nella fogna, è il sudore, è il sacrificio, è l'alzarsi presto la mattina per cercare di andare avanti, è andare a letto presto la notte con la speranza che le pecore non siano uscite dal terreno, è sperare in una buona annata di pioggia affinché cresca l'erba per le nostre pecore, è la disperazione dei pastori, è il lavoro di anni, di una vita.

Dietro quel latte c'è un padre che al nostro compleanno, al nostro battesimo, alla mia laurea, a Pasqua, a Natale è sempre andato prima in campagna. Non esistono ferie, non esistono vacanze, non esiste una malattia, non esiste una cerimonia, un lutto, viene prima la campagna. Dietro quel latte c'è un padre che esce presto la mattina, tutti i giorni e se va bene alle 20 è a casa per una doccia, mangiare con la sua famiglia e andare a letto presto perché pensa già alla sveglia che suonerà fra poche ore. Dietro quel latte c'è il mangime da pagare, le medicine, il gasolio, il detersivo per la mungitrice, l'acqua, la corrente, puntuali come un orologio svizzero. Tutto questo per dei miseri 60 centesimi. Può un sacrificio così grande valere 60 centesimi?

Mi sono laureata a settembre a Cagliari e sono partita per questi due anni a Pisa. Ma ogni volta che torno in paese non c'è giorno in cui io non vado a mungere. È grazie a quel latte buttato per strada che la mia famiglia ha permesso a me e mio fratello di crescere, di vivere con dei sani principi, di studiare, conseguire la laurea e partire fuori dalla Sardegna per avere un titolo in più.

Io e mio fratello speriamo un giorno di proseguire sulle orme di nostro padre, un vero uomo. Oggi, da Pisa, vi scrivo con il cuore in gola perché vedere la Sardegna, la mia terra, in questa situazione fa davvero male. Stando lontani ancora di più. Non molliamo. #iostoconipastori

*figlia di un pastore

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