Il femminicidio fa litigare Carlo Nordio e Matteo Piantedosi. Due ministri «vulcanici» che arrivano a un passo dallo «scoppio». Il governo Meloni vara il pacchetto immigrazione, introducendo il nuovo codice di condotta per le Ong. Ma l'esecutivo va in fibrillazione sino all'ultimo istante prima dell'inizio della riunione del Cdm.
Il ministro della Giustizia Nordio si impunta. E impone al collega a capo del Viminale Piantedosi lo spacchettamento del provvedimento e lo slittamento delle misure di contrasto alla violenza contro le donne.
Il decreto licenziato dal Consiglio dei ministri ne esce rimodulato. Nella prima bozza, messa a punto dal Viminale, nel decreto sicurezza sarebbero dovute entrare anche le norme contro le baby gang e il femminicidio. Oltre, ovviamente, alla stretta contro le Ong. Un maxi-decreto sicurezza, quello ipotizzato da Piantedosi nella prima fase. Con tre pilastri: misure contro l'immigrazione illegale, le baby gang e la violenza sulle donne. Di pilastro, alla fine, ne resta uno. Nell'ordine del giorno, con l'elenco dei provvedimenti, inserito per il Cdm vengono confermate solo le misure per la gestione dei flussi migratori e la semplificazione procedimentale in materia di immigrazione.
Lo scontro tra i due ministri spinge l'Esecutivo alla sforbiciata. Si decide per il rinvio rispetto alle baby gang e al femminicidio. Si continua a trattare. Il Guardasigilli avrebbe considerato inserimento nel decreto immigrazione delle norme contro la violenza sulle donne un'invasione di competenza da parte del Viminale. Da Via Arenula è stata sollevata una critica di metodo più che di merito. Nonostante i rispettivi uffici abbiano tentato sino alla fine un punto di mediazione. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano cerca un compromesso tra i due ministeri. Nulla da fare. Le norme sul femminicidio spariscono dal decreto. Si valuta di ripresentarle alla prossima riunione del governo. Con quale firma? Nordio o Piantedosi? Una settimana per decidere. Si è rischiato il corto circuito tra i due ministri. Entrambi sono tecnici di area. Uno (Nordio) eletto in Parlamento in quota Fratelli d'Italia, l'altro (Piantedosi) considerato vicino alla Lega. In passato è stato capo di gabinetto dell'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini. Nessuno dei due avrebbe voluto rinunciare alla propria bandiera. Una prova di forza. E dunque il rinvio è stata la scelta più saggia.
Piantedosi e i suoi uffici lavoravano al decreto da settimane: codice di condotta per le Ong, snellimento delle procedure per rimpatri e rilascio del permesso di asilo politico, inasprimento delle pene e nuove norme per la violenza contro le donne e misure per arginare il fenomeno della baby gang. Sul tema del femminicidio, la bozza originaria prevedeva l'introduzione della flagranza differita.
Una fattispecie simile a quella usata per punire le violenze negli stadi grazie ai filmati delle telecamere di videosorveglianza. Il punto di Nordio non è stato di merito ma di metodo. Deve esserci l'impronta del Guardasigilli nelle norme sul femminicidio. Si riparte da via Arenula.
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