Politica

Difendersi con le armi è legittimo per tutti (tranne che per i dem)

Per sei su 10 è giusto sparare ai ladri in casa. Il 33% di no dal Pd

Difendersi con le armi è legittimo per tutti (tranne che per i dem)

Q uello della legittima difesa e della possibilità di reagire efficacemente di fronte ad assalti o intrusioni di malintenzionati in casa propria o nel proprio luogo di lavoro è un tema che resta sempre all'ordine del giorno e trova largo spazio sui mezzi di comunicazione. Ancora nei giorni scorsi, l'episodio del commerciante di gomme e biciclette, costretto dopo una lunga serie di furti a dormire accampandosi nel proprio magazzino per difendersi dai ladri, che ha sorpreso degli uomini nell'ennesimo tentativo di penetrare nella sua proprietà e che, di conseguenza, ha sparato (con la propria arma regolarmente denunciata) uccidendone uno, ha suscitato largo scalpore e molte discussioni. C'è chi (come il ministro Salvini e molti concittadini dello sparatore) si è subito schierato in sua difesa, manifestandogli solidarietà e chi, invece, ha ritenuto che egli abbia esagerato nella reazione. Tanto che è stato denunciato per «eccesso colposo di difesa».

Il punto, naturalmente, è stabilire il limite accettabile. Che ne pensano gli italiani? Al riguardo, è interessante esaminare i risultati di un recente sondaggio condotto dall'istituto EumetraMR, intervistando un campione rappresentativo dell'universo della popolazione adulta del nostro paese, per conto della trasmissione «Quarta Repubblica» condotta da Nicola Porro. Nell'ambito della ricerca è stato posto il seguente quesito: «È sempre giusto sparare al ladro che entra nella propria casa?» (Si noti che l'introduzione della parola «sempre» mirava ad escludere dai consensi chi ritenesse che fosse giusto solo in casi eccezionali).

La larga maggioranza, quasi sei intervistati su dieci (59%), si è schierata per il sì, ribadendo cioè la liceità di sparare al ladro che si introduca nella propria abitazione. Ma i restanti non sono tutti contrari. Una quota relativamente cospicua (13%) ha espresso i propri dubbi (o il proprio diniego a rispondere alla domanda) scegliendo l'opzione «non so». E meno di tre intervistati su dieci (28%) hanno invece manifestato il proprio dissenso, scegliendo di rispondere «no» al quesito proposto.

Non emergono grandi differenze analizzando la distribuzione delle risposte per classi di età, mentre si riscontra una maggiore (62%) propensione tra gli uomini (rispetto alle donne) a legittimare l'uso delle armi in caso di furto.

Ancora, l'accordo con la reazione armata cresce al decrescere del titolo di studio. Giunge infatti al 79% tra chi possiede la licenza elementare, assumendo poi valori inferiori, sino a collocarsi al comunque ragguardevole 55% tra quanti detengono una laurea universitaria.

Ma le variazioni più interessanti sono forse quelle che si rilevano in relazione all'orientamento politico (misurato chiedendo l'intenzione di voto a prossime eventuali elezioni). Se appare infatti scontato che i valori massimi di consenso all'uso delle armi in reazione ai ladri si manifestino tra gli elettori della Lega (dove raggiunge l'85%), che da anni propugna la liceità di comportamenti siffatti (sui quali, come si è accennato, la stesso leader Salvini ha preso di recente posizione), appare significativo il livello di approvazione relativamente alto che si riscontra tra i votanti per il M5s (58%) e che coinvolge la maggioranza di questi ultimi (alcuni si saranno espressi, forse, per solidarietà di Governo). Alto (68%) è anche il consenso tra gli elettori di Forza Italia.

Viceversa, tra i votanti per il Pd, l'accordo all'uso delle armi per l'autodifesa è di gran lunga inferiore (33%): due terzi dell'elettorato lo respinge. Oltre che come presa di posizione politica e culturale, questo dato evidenzia anche una certa problematicità dei dem a gestire la tematica. Nell'insieme, questi dati si inquadrano nel clima di insicurezza e talvolta di paura che caratterizza l'elettorato.

Il tema della sicurezza personale è una delle principali priorità (subito dopo il lavoro e l'occupazione) oggi richieste a chi ci governa o vuole assumere questo ruolo.

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