Volkswagen ha solo dieci giorni di tempo per rimediare allo scandalo del «dieselgate» e «ripulire» le sue auto dal software che ne manipola le emissioni. Altrimenti, dal prossimo 7 ottobre, i modelli incriminati della «macchina del popolo» non potranno più viaggiare sul suolo tedesco: l'Ufficio automobilistico federale (la Kba) ne ritirerà infatti il permesso di circolazione, vietando di fatto alle auto equipaggiate con i motori diesel «taroccati» non solo di essere vendute, ma anche di mettersi in moto. È un provvedimento draconiano, quello deciso ieri dalla Germania di Angela Merkel, che con questo ultimatum a Wolfsburg prova anche a scrollarsi di dosso le accuse di connivenza con la frode perpetuata per anni dal gruppo.
Una figuraccia per la stessa immagine dell'«affidabile» governo di Berlino che, come ha dimostrato la crisi della Grecia, ha preteso di dettare il bello e il cattivo tempo alla politica dell'intera Eurozona e adesso si vede al centro di uno scandalo che si estende ai mercati finanziari: la stessa Bce avrebbe congelato l'acquisto, tramite il quantitative easing, dei finanziamenti concessi da Volkswagen Bank (il cui rating è stato tagliato) ai clienti che comprano le vetture a rate. Inevitabili le ricadute sul costo del denaro per Wolfsburg, già esposta a probabili class action.
Lo scandalo Volkswagen - attacca il Financial Times - si sta rivelando peggiore del caso Enron, il colosso americano fallito nel 2001 dopo una truffa contabile che l'ha portata a essere bollata come «la madre di tutti gli scandali». Perché sono gli stessi profili del «dieselgate» ad apparire sempre più complessi: non solo l'Europa è stata zitta malgrado sapesse da tempo che le emissioni potessero essere facilmente manipolate, ma Vw era stata avvertita dall'illecito perfino da alcuni dei suoi fornitori. Secondo la Bild , il produttore di componenti Bosch avvisò infatti nel 2007 il colosso dell'auto che i software erano contrari alle disposizioni di legge e potevano essere installati solamente su vetture test, ma non su quelle da mettere su strada. E se non bastasse, la Faz , citando una relazione della squadra di audit interno a Volkswagen, ha riportato le denunce di un tecnico che nel 2011 aveva avvertito il management delle pratiche illegali.
Insomma, un disastro di immagine per il gruppo che si autocelebra come «Das auto». Il neo capo azienda Matthias Mueller ha intanto inviato una lettera a tutti i dipendenti, sottolineando che il gruppo «darà luogo a una «spietata» operazione di pulizia interna per eliminare del tutto i «trucchi» utilizzati nei test per le emissioni, e quindi svilupperà e attuerà «i più rigidi» standard di governance e compliance presenti nell'industria.
Allarme anche in casa Mercedes, quando i circa 11mila possessori di van Sprinter sono stati informati di un richiamo per un aggiornamento del software collegato al sistema di emissioni, in modo da prevenire «possibili inconvenienti con autorità e controllori». La società ha però replicato che il richiamo, a partire da giugno, «non ha assolutamente niente a che vedere con i problemi Volkswagen».
La stessa Europa, comunque, è come sempre divisa nelle sue battaglie: il Guardian ha pubblicato un report
in cui il Dipartimento britannico per l'Ambiente consigliava ai parlamentari europei inglesi di votare contro le nuove norme sulle emissioni, che prevedono appunto ispezioni a sorpresa su strada e non più in laboratorio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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