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Diktat dell'Eurogruppo: adesso tagliate il debito. Gentiloni: Pil in ribasso

Il commissario: irrealistica la crescita del 4%. E sul Patto di stabilità si deciderà a maggio

Diktat dell'Eurogruppo: adesso tagliate il debito. Gentiloni: Pil in ribasso

Quando di mezzo c'è l'Eurogruppo, la supercazzola è sempre in agguato. Il come se fosse antani dei ministri delle Finanze di Eurolandia è il comunicato emesso ieri in cui si riesce a tenere insieme lo slancio a restare «agili e flessibili» onde «adeguare la nostra posizione politica alle mutevoli circostanze», con l'esortazione agli Stati membri con alto debito ad «avviare un graduale aggiustamento fiscale per ridurlo». Delle due, l'una: o si consentono misure in deficit spending per affrontare l'emergenza, oppure ci si dedica al rigore dei conti senza curarsi di scivolare in recessione. Paolo Gentiloni, commissario Ue all'Economia, ammette apertamente che «non è più realistica la previsione di un crescita quest'anno del 4%. L'impatto economico di questa guerra non sarà insignificante». Serve, aggiunge, una «risposta comune forte» per evitare il peggio. Ma i tempi non saranno brevi, come confermato da Gentiloni. La valutazione sulla proroga della sospensione del Patto di Stabilità anche nel 2023 sarà effettuata «in maggio» sulla base delle previsioni economiche di primavera.

Il richiamo a mettere la museruola al debito sembra andare in direzione opposta. Tanto più in prospettiva, visto che la Bce è pronta a tirare i remi in barca nel terzo trimestre con l'azzeramento degli aiuti. Senza lo scudo dell'Eurotower, il rischio è quello di tensioni finanziarie sul debito sovrano che potrebbero colpire i Paesi più vulnerabili, tra cui l'Italia. A quel punto, la risalita dei rendimenti (cioè più debito) dovuta alla mancanza di un sostegno della banca centrale andrebbe a saldarsi con minori entrate fiscali, a causa del sicuro rallentamento della crescita. Il risultato sarebbe un allargamento della forbice debito-Pil, l'esatto contrario dei desiderata europei.

La sollecitazione dell'Eurogruppo appare quindi quanto meno fuori luogo in un momento in cui è massima l'incertezza su come evolverà il conflitto in Ucraina è massima. A maggior ragione vista la prudenza mostrata da un falco come il ministro tedesco delle Finanze, Christian Lindner, su un tema delicato come il Patto di Stabilità. «Questo non è il momento giusto per decidere» se si tornerà alle regole di bilancio nel 2023 oppure no.

Occorre invece decidere rapidamente su come affrontare il caro-carburanti. Ma l'Eurogruppo non ha ancora una quadra. L'Austria chiede per esempio di agire sull'Iva. Non una sterilizzazione tout court, ma una riduzione a tempo dell'imposta per consentire una «reazione flessibile» agli aumenti, ha spiegato il ministro delle Finanze Magnus Brunner. Operazione non semplice da mandare in porto poiché ci sono «aliquote minime a livello europeo». La mancanza di omogeneità sul piano fiscale è da anni uno dei punti dolenti dell'Ue, e ora rischia di diventare un boomerang a causa di percentuali che oscillano da un minimo del 17% in Lussemburgo al 27% dell'Ungheria, con il 22% dell'Italia che si avvicina alla media continentale (21,44%).

Tali divaricazioni sull'incidenza dell'Iva su benzina e diesel fanno propendere Lindner per un'altra soluzione: modificare le linee guida dell'Iva «necessita di molto tempo», meglio «un aiuto mirato sotto forma di sconto».

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