Il dilemma dei dem sulla prescrizione

Il dilemma dei dem sulla prescrizione

Da una parte gli avvocati penalisti che incitano alla resistenza contro la abolizione della prescrizione sancita dal fu governo grillo-leghista. Dall'altra Gigino Di Maio (col premier Conte a rimorchio) che preme per varare in fretta la sedicente «riforma» processuale del ministro grillino Bonafede.

In mezzo il Pd, che finora - almeno su questo tema - non ha calato le braghe di fronte alle pressioni forcaiole dei suoi alleati, come invece fece Salvini a suo tempo. Il braccio di ferro va avanti da settimane, e si sta intensificando perché Bonafede vorrebbe varare il suo pacchetto prima della pausa natalizia e dell'entrata in vigore, a gennaio, del taglio. Il Pd però chiede norme «serie ed efficaci» sull'accelerazione del processo, altrimenti, spiega il suo capofila sul dossier giustizia Michele Bordo, senza il deterrente della prescrizione ci sarà una sorta di «ergastolo processuale» per chi abbia la sfortuna di finire nelle maglie della giustizia. Ieri Di Maio, sollecitato da un Bonafede in ambasce, ha ordinato al Pd di dare luce verde alle proposte grilline: «Contro questa norma di assoluto buon senso c'è il centrodestra», ricorda, invitando i dem a non stare sulla stessa linea: «Mi aspetto che la musica sia cambiata. Il Pd ai tempi di Berlusconi al governo diceva di interrompere la prescrizione ancor prima della sentenza di primo grado. Possiamo fare questo passo importante insieme. Questo governo può davvero cambiare le cose. Ma le parole non bastano, servono i fatti». Gli si accoda sollecito Giuseppe Conte, che esclude qualsiasi «allarme» per la eccessiva durata dei processi e nega l'idea di un rinvio sul taglia-prescrizione.

Mentre le Camere Penali lanciano la mobilitazione in tutta Italia contro l'entrata in vigore della mannaia anti-prescrizione, il loro presidente Giandomenico Caiazza sollecita i dem a fare un passo in più e battersi per il rinvio: «Si sono aperte chances dal punto di vista politico che ritenevamo inimmaginabili.

Il Pd si dice contrario all'entrata in vigore della riforma con argomenti simili ai nostri, spingendosi fino alla possibilità di convergere sulla proposta di rinvio di Forza Italia». E proprio da Fi Enrico Costa invita il Pd a votarla per evitare «la bomba atomica sul processo» e non andare «a rimorchio della foga forcaiola» dei Cinque Stelle. Ora tocca ai dem scegliere con chi stare.

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