Roma - Lo «scoop» del Quotidiano nazionale sul tumore del Papa, ampiamente smentito dal Vaticano, crea un nuovo caso. Anche se si apre e si chiude in poche ore. Bruno Vespa spiega in televisione di non avere alcuna responsabilità nella costruzione dell'inchiesta, i Cdr del gruppo ne chiedono le dimissioni, il giornalista nega che si sia trattato di una «presa di distanza», ma mette a disposizione il suo incarico. E alla fine, l'editore Andrea Riffeser Monti respinge le dimissioni, confermandogli la sua «piena fiducia» e l' «apprezzamento immutato per la sua professionalità».
Succede che mercoledì sera, in apertura della trasmissione Rai Porta a Porta dedicata alla presunta malattia di Bergoglio, Vespa precisa pubblicamente che lui non c'entra niente con l'inchiesta, nelle vesti di direttore editoriale proprio del gruppo che riunisce le testate giornalistiche della Poligrafici Editoriale, che hanno diffuso la notizia.
La risposta durissima arriva il giorno dopo dal Coordinamento dei comitati di redazione di Qn, Nazione, Resto del Carlino, Giorno e Quotidiano.net , che a questo punto considera le sue dimissioni «indispensabili» e chiede un intervento immediato dell'azienda, trattandolo da Ponzio Pilato. Perchè, sottolinea il comunicato dei rappresentanti dei giornalisti, «Vespa durante la trasmissione Rai ha tenuto a specificare che è solo il direttore editoriale e non ha nulla a che vedere con le notizie pubblicate, la cui responsabilità è in capo esclusivamente al direttore Andrea Cangini».
L'accusa è pesante e anche le conseguenze potrebbero esserlo. L'interessato, però, non ci sta. Dà un'altra spiegazione del suo intervento e sottolinea che «distinguere i rispettivi ruoli non significa prendere le distanze». Ma aggiunge: «Poichè il mio incarico è frutto della fiducia che mi ha manifestato l'editore, ho ritenuto di mettere a sua disposizione il mio incarico». Vespa chiarisce che l'altra sera in televisione ha ritenuto «doveroso», dopo aver anticipato la sua decisione all'editore e al direttore Cangini, sottolineare in apertura di Porta a Porta che la sua figura «è del tutto estranea a quella dei direttori di testata che hanno il diritto dovere di agire in assoluta autonomia, come è avvenuto nell'inchiesta pubblicata». Per il giornalista «sarebbe stato molto grave» comportarsi in modo contrario, perchè così avrebbe «inquinato» la sua «figura terza di conduttore di una trasmissione del servizio pubblico, con una presa di posizione influenzata» dal suo ruolo di direttore editoriale della Poligrafici. D'altronde, Cangini ha avuto «tutto il tempo e lo spazio» per spiegare la sua posizione.
Per i Cdr , però, il suo è stato un lavarsene le mani. E ci si chiede, visti i problemi economici del gruppo, «perchè si debba continuare a spendere denaro per mantenere una figura che non porta nessun contributo positivo ai nostri giornali e che, anzi, alla prima occasione ne prende decisamente le distanze».
In serata è Riffeser a chiudere d'autorità la querelle
, con una lettera a Vespa. Dice di aver visto la registrazione della trasmissione, condotta «come sempre con equilibrio e nel rispetto del suo ruolo di direttore editoriale e di quello di Cangini direttore responsabile».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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