Cronache

"È disastro colposo". Sotto la lente dei pm il video della funivia. L'ipotesi: il lockdown colpevole dell'usura

"Dobbiamo indagare sul lockdown. Gli impianti sono rimasti chiusi per un tempo lunghissimo e questo può aver provocato un logoramento del cavo che si è spezzato e dei freni che non hanno fatto il loro dovere"

"È disastro colposo". Sotto la lente dei pm il video della funivia. L'ipotesi: il lockdown colpevole dell'usura

Nessuno si sbilancia, ma qualche investigatore azzarda: «Dobbiamo indagare sul lockdown. Gli impianti sono rimasti chiusi per un tempo lunghissimo e questo può aver provocato un logoramento del cavo che si è spezzato e dei freni che non hanno fatto il loro dovere».

Ipotesi, naturalmente, tutte da verificare. E però anche una possibile spiegazione di quello che non trova al momento una spiegazione plausibile. Insomma, c'è un'usura da inerzia che vale per la macchina che resta in garage un anno e mezzo, per la bicicletta che rimane in cantina per mesi e potrebbe dare qualche suggerimento per interpretare quel che è accaduto domenica al Mottarone. «Il cavo - prosegue il tecnico - potrebbe aver scaricato la tensione che di solito si distribuisce per tutta la lunghezza in un unico punto, danneggiando il cavo. E il fermo potrebbe aver compromesso anche i freni. Diciamo che si era verificata una situazione anomala, mai accaduta in precedenza, e forse la manutenzione ordinaria non era in grado di cogliere questo processo di alterazione».

Ci sarebbero voluti esami più sofisticati e occorre capire se qualcosa sia sfuggito ai controlli. In ogni caso saranno gli esperti a decifrare il mistero del Mottarone: «L'ipotesi del dolo - spiega il procuratore di Verbania Olimpia Bossi - è assolutamente da escludere». Nessuno ha manomesso le strutture e non c'è da immaginare alcuna fiction dietro lo scempio della cabina precipitata. Lo confermano i reati contestati, tutti colposi: l'omicidio plurimo, le lesioni, che naturalmente riguardano il bambino, l'unico sopravvissuto, e il disastro colposo, un classico di queste situazioni che sarebbe scattato anche se nessuno fosse morto.

Le questioni da verificare non sono poche: «Ci sono più aziende coinvolte», precisa Bossi. L'imperativo in questi casi è fare presto, per dare giustizia alle vittime e sicurezza al Paese, attraversato da folate di ansia, ma è anche vero che il labirinto delle norme, l'intreccio dei dati burocratici e l'incrocio non sempre ben delineato delle responsabilità rende tutto più vischioso e incerto.

Bisogna stabilire chi doveva fare cosa. Un primo nodo viene sciolto in corsa dal sindaco di Stresa Marcella Severino: di chi è la proprietà dell'impianto? Si pensava fosse del Comune si scopre che non è così. «Al momento - precisa Severino - è della Regione. L'accordo siglato anni fa era che la Regione Piemonte finanziasse l'intervento di ristrutturazione, e poi sarebbe stato fatto il passaggio di proprietà al Comune, ma l'accordo non è stato perfezionato e quindi è ancora della Regione». Ma non c'è solo la documentazione cartacea che accerta tutti i controlli: ci sono anche i video delle telecamere di sorveglianza dei giorni precedenti la caduta della cabinovia, serviranno a capire se si siano verificate anomalie che possa spiegare l'incidente. Nelle immagini a bassa definizione si vede anche l'ultima, tragica, corsa.

Il governatore del Piemonte Alberto Cirio, che già domenica aveva visitato i luoghi della sciagura con le lacrime agli occhi, tace. Parla invece il ministro delle infrastrutture Enrico Giovannini. E lo fa alternando i registri, in bilico fra il dolore e l'esigenza della verità: «È un momento di grande tristezza per il Paese e per il governo. Il governo è impegnato a capire le cause, ma siamo anche vicini alle famiglie coinvolte. Già domenica abbiamo istituito una commissione che si aggiunge alla magistratura. È importante che tutti mettano a disposizione i documenti e che ci sia collaborazione, anche nelle fasi successive».

La magistratura darà un nome ai colpevoli, il governo vuole comprendere per mettere in sicurezza il futuro dei turisti: «Dobbiamo evitare che episodi del genere si ripetano - aggiunge Giovannini - l'impegno è condiviso da tutti». Il ministro, accompagnato dal capo della Protezione civile Curcio, partecipa subito a un tavolo tecnico che fa il punto sulle analisi in corso. Con le tecnologie di oggi certi disastri avvengono solo se le criticità e gli errori si sommano gli uni agli altri. E allora torna la domanda: che cosa può aver provocato il taglio del cavo e mandato in tilt i freni?

Si dovrà accertare se il blocco della funivia a causa del Covid abbia paradossalmente accelerato l'affaticamento dei cavi e degli impianti. Ma non solo.

Nel 2015, come Luca Fazzo ha scritto ieri sul Giornale, il consigliere regionale Maurizio Marrone aveva presentato un'interpellanza alla giunta per chiedere conto dello stato di manutenzione: il gestore, la società Ferrovie del Mottarone, era stato estromesso per il «grave degrado dell'impianto», ma poi aveva riconquistato la concessione della tratta.

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