La minaccia più concreta è che l'inesorabile automazione di ogni singolo lavoro renderà inutile quello che è il supremo titolo di studio: la laurea. Sarà carta straccia per molti, come se fosse stato inutile superare tutti quegli esami. E per non scoraggiarci, ci rincuora il diabolico marketing o la fantasia di alcuni professori di atenei sparsi nel globo terracqueo: esistono corsi di laurea totalmente inutili, organizzati per farsi pubblicità e garantire la disoccupazione.
Se dovessimo fare una classifica delle lauree più insignificanti, perniciose per una carriera professionale, l'Europa, includendo l'Italia, è da hit parade. Ad esempio, la Gran Bretagna, in fuga dall'Europa, terra di antiche e prestigiose accademie, culle del sapere e di Premi Nobel, ha nell'Università del Kent un coraggioso corso triennale di «Stand-up comedian». Quindici esami triennali per creare un comico che da solo, su un palco, senza sedersi mai, privo di scenografia, deve intrattenere, possibilmente facendo molto ridere, il pubblico di un teatro come di un bar. Anche Jerry Lewis ha iniziato così, mosso dal talento, più che da una specifica erudizione. «È una forma teatrale di successo e anche i più negati potrebbero imparare la tecnica», dicono dal Kent.
In Olanda, a Rotterdam, l'Università di Codarts, garantisce di trasformarvi in un pagliaccio nel giro di due anni, con il corso in «Clown e arti circensi». Qui si studia per fare il buffone sotto a un tendone, o alle feste di compleanno della nipotina e delle amiche. Si insegna anche a volteggiare sul trapezio e a interagire con foche, elefanti e leoni. Per l'ultimo corso la segreteria chiede una liberatoria nel caso lo studente ci lasci la pelle. O la testa tra le fauci feline. Ma più che i rischi professionali, spaventa il fatto che il circo sta lentamente morendo, quei pochi sopravvissuti hanno giustamente rinunciato agli animali e di certo non assumono più. E, poi, bambini e ragazzini oggi preferiscono la Play Station.
Nell'Università di Roskilde, in Danimarca hanno le idee chiare sul concetto, ma noi non sull'applicazione. Se un direttore di un festival, un imprenditore e un wedding planner unissero le loro forze, ne uscirebbe un «design perfomer». Che cosa sia, però, nessuno sa spiegarlo con convinzione: dovrebbe essere un esperto capace di analizzare, sviluppare e gestire festival e conferenze. Ma per questo non basta una laurea in Comunicazione?
Forse bisognerebbe porre un freno all'entusiasmo con cui la Ue finanzia gli atenei. In Portogallo l'Università di Coimbra, offre una laurea biennale di «Pace, sicurezza e sviluppo». Perché se il mondo corre inesorabilmente verso la guerra nucleare, abbiamo bisogno di menti erudite capaci di salvare le sorti globali con un paio di esami. Secondo l'università questa laurea magistrale vuole approfondire la «conoscenza teorica e concettuale delle problematiche legate alla pace, alla sicurezza, allo sviluppo e alle sfide umanitarie nel mondo». A parte questo, l'ateneo non chiarisce quali siano i possibili sbocchi professionali per gli studenti.
A Belgrado, nella sua università fondata nel 1808, tra le 31 facoltà disponibili e i 150 corsi accademici, spicca «Scienze bibliotecarie e informatiche» che, sulla carta, sembrerebbe avere un senso. Tre anni di studio di scienza bibliotecaria e informatica per gestire una biblioteca. Sinceramente basterebbe un corso di due mesi. Poi la triste realtà ci dice che in Serbia le pochissime biblioteche rimaste in piedi dopo la guerra, sono a rischio chiusura perché prive di fondi. In Pennsylvania, c'è un corso per «Hackeraggio non criminale»: imparerete a entrare in qualsiasi sistema informatico blindato, dal Pentagono alla Banca Europea, senza rubare o fare danni. Così, per curiosare.
E da questo demenziale spreco di risorse accademiche, non è esente l'Italia. A Bari ci si laurea in «Igiene e benessere del cane e del gatto». Non serve una laurea precedente in «Veterinaria», basta l'entusiasmo e due anni a perdere. Un posto come toelettatore per quadrupedi e felini è, forse, assicurato. A Bologna, al Dams, esiste una specializzazione in laurea magistrale in «Discipline dello spettacolo dal vivo», consigliato ad «aspiranti critici teatrali, registi e attori con un solido bagaglio culturale» recita l'opuscolo informativo. Da questo corso di laurea si esce «professionisti connessi all'arte scenica». La Federico II di Napoli ha attivato una laurea triennale in «Verde ornamentale». I possibili impieghi vanno dalla progettazione degli spazi verdi alla produzione vivaistica.
Anche Pisa, come nel Kent, potete buttare via tre anni della vostra vita con una bella laurea magistrale in «Scienza per la pace».
L'ateneo pisano è l'unico italiano per i «Peace Studies». Nell'università di Firenze, fondata sette secoli fa, ci si laurea in «Sviluppo agricolo in zone tropicali». Così da chiedervi se cresceranno i carciofi a Bangkok.
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