"Dittatura", "Dimettiti": esplode il caso Savona. Cosa ha detto

Una lettera riservata di Savona inviata alla Banca Popolare di Sondrio, e pubblicata per errore, ha scatenato mille polemiche. Renzi: "Chiederò le sue dimissioni"

"Dittatura", "Dimettiti": esplode il caso Savona. Cosa ha detto

Viviamo in un clima "da dittatura". In una lettera privata inviata alla Banca Popolare di Sondrio, Paolo Savona ha usato parole e concetti a dir poco graffianti. Queste frasi non sarebbero mai finite sotto la luce dei riflettori, se non che la missiva riservata, destinata all'economista Marco Vitale, è stata pubblicata, per errore e per poco tempo, sul sito del Comitato per l'autonomia e l'indipendenza della Bps.

La lettera della discordia

Tutto è partito quando il Comitato per l’autonomia e l’indipendenza della Banca Popolare di Sondrio ha chiesto un'opinione a Savona, presidente della Consob, in merito alla situazione dell'istituto. Ricordiamo, infatti, che la stessa banca dovrà subire una trasformazione non da poco, passando da popolare in spa. Tra l'altro, prima della definitiva fumata bianca il suo Statuto dovrà passare il vaglio della Bce.

È così andato in scena uno scambio di idee, sempre riservato, tra Vitale, uno dei promotori del Comitato per l'autonomia e l'indipendenza della banca, e lo stesso Savona. I problemi sono sorti quando, in seguito a uno sbaglio, la lettera di Savona è finita per errore sul sito del Comitato per l'Indipendenza della Banca Popolare di Sondrio. Poco importa, come ha ricostruito l'HuffPost, se il documento è apparso online per un brevissimo lasso di tempo. Il guaio ormai era fatto, e il contenuto della missiva era diventato di dominio pubblico.

Savona ha spiegato che l'iniziativa per difendere l'indipendenza e l'autonoma della banca "è perfettamente legittima, ma temo che sarà il sasso nello stagno, perché è la manifestazione del fatto, contro cui ci battiamo da decenni, che l'essere umano e le sue istituzioni intermedie (Tocqueville) sono sempre più preda degli organi collettivi delle democrazia, con conseguenze sui sistemi di libertà".

Renzi: "Chiederò le dimissioni di Savona"

Il passaggio che ha sollevato il polverone è però un altro. Il presidente della Consob ha denunciato un clima da "dittatura", lo stesso che andrebbe a manifestarsi persino nelle vicende che hanno coinvolto la Banca Popolare di Sondrio. A detta di Savona, "quando la qualità si disgiunge dalla quantità (il voto), la democrazia entra in crisi ed emergono i sintomi latenti della dittatura, come quella nella quale viviamo ai giorni nostri".

Dalla Consob non sono arrivate repliche o commenti di sorta. Savona ha provato a spegnere l'incendio scatenato dalle sue parole: "Si tratta di idee liberali che sorprendono solo chi libero non è. Le idee sul dilemma tra libertà e dittatura sono ampiamente riportate nel mio lavoro preparato per il Nuffield College di Oxford e pubblicato in italiano da Rubbettino (Dalla fine del laissez-faire alla fine della liberal-democrazia), che invito a leggere". "Come ho scritto nella lettera, attribuisco questa deriva culturale verso forme coercitive all’indebolimento e talvolta scomparsa delle strutture sociali intermedie, compresi partiti, sindacati e associazioni, fondamento della democrazia (come ho ricordato richiamandomi a Tocqueville)", ha concluso lo stesso Savona.

Matteo Renzi ha subito replicato nel podcast Metropolis su Repubblica.it. Il leader di Italia Viva ha affermato di voler chiedere le dimissioni di Savona dalla Consob. "Dovrebbe andare a casa stasera. È folle ed è una ferita alle istituzioni italiane", ha dichiarato Renzi.

"Il presidente di un autorità indipendente in una Repubblica italiana, che non è la Repubblica delle banane, non dice quelle cose lì. Dire quello che Savona ha detto porta immediatamente a chiedere, e io lo faccio nelle mie vesti da parlamentare, le dimissioni di Savona dalla Consob", ha concluso il senatore fiorentino.

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