Divisi sull'alleanza con il M5s. Scontro tra Zingaretti e Renzi

L'ex premier apre a un'alleanza con i grillini. Ma il segretario del Pd: "Così diamo a Salvini enormi spazi di manovra"

Divisi sull'alleanza con il M5s. Scontro tra Zingaretti e Renzi

"Grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente". La massima di Mao Zedong, sempre attuale, è utile per comprendere ciò che sta accadendo in queste ore di grande convulsione. E, soprattutto, è utile a spiegare ciò che sta accadendo all'interno del Partito democratico, diviso tra Nicola Zingaretti - che vorrebbe elezioni subito - e Matteo Renzi, che invece starebbe lavorando a un'alleanza con il Movimento 5 Stelle. Ma andiamo con ordine.

Il caos scoppia lo scorso 8 agosto, non appena il vicepremier Matteo Salvini annuncia che non c'è più una maggioranze e che l'esperienza del governo giallo-verde è ormai giunta al capolinea. Cala così il sipario sull'esecutivo. Luigi Di Maio, l'altro vicepremier, rimane spiazzato e il suo movimento arranca, non sapendo bene che pesci pigliare. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte organizza una conferenza stampa e risponde a tono al leader leghista. Il succo del discorso è: tu hai proclamato la crisi di governo, ma i tempi e i modi li decido io. Nel frattempo le opposizioni cercano di organizzarsi. Il primo a parlare è Zingaretti: "Siamo pronti alla sfida. Nelle prossime elezioni non si deciderà solo quale governo ma anche il destino della nostra democrazia, della collocazione internazionale del nostro Paese. Il Pd chiama a raccolta tutte le forze che intendono fermare idee e personaggi pericolosi. Da subito tutti al lavoro, insieme, per fare vincere l'Italia migliore".

Ma poi qualcosa cambia. E si comincia a parlare di un accordo tra una parte del Partito democratico e il Movimento 5 Stelle. Lo fa Beppe Grillo che, in un post intitolato La coerenza dello scarafaggio, annuncia che le elezioni possono aspettare. È il segnale. Qualcosa si può fare per fermare l'ascesa di Salvini a palazzo Chigi. In un'intervista concessa al Corriere, Renzi presenta il suo piano per non andare al voto: "Andremo in Senato e ci confronteremo. E qui è in gioco l’Italia, non le correnti dei partiti. Chiederò di parlare e dirò che votare subito è folle". Idea rilanciata dallo stesso Renzi anche in un intervento al Tg5: "Se dovessi ragionale di pancia direi che con i grillini non prenderei neanche un caffè, ma nel momento in cui dobbiamo discutere del futuro dell'Italia, non solo con i 5 Stelle ma con tutti i partiti di buona volontà, dobbiamo dire prima mettiamo in sicurezza i conti, riduciamo il numero dei parlamentari, e quando si saranno messi in ordine i conti e si sarà rilanciata l'economia si vada a votare".

Idee respinte in toto da Zingaretti che sceglie le colonne dell'Huffington Post per spiegare il suo piano d'attacco, ricordando che "tutto il Partito democratico in questi lunghi mesi ha escluso con toni diversi qualsiasi ipotesi di accordo con il Movimento 5 stelle". Secondo il segretario del Pd un governo per metter la Lega nell'angolo sarebbe solamente un favore reso a Salvini, a cui verrebbe dato "uno spazio immenso di iniziativa politica tra i cittadini. Griderebbe lui allo scandalo. Daremmo a lui la rappresentanza del diritto dei cittadini di votare e decidere.

Davvero allora i rischi plebiscitari sarebbero molto seri". Per questo Zingaretti chiama il Partito democratico al voto. Che non è detto sia a breve. Le tempistiche (e i modi) per gestire la crisi di governo le detta il presidente della Repubblica Sergio Mattarella...

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