Nelle intercettazioni lo chiamano «il Divo»: un po' perché di nome di battesimo fa Divine, un po' perché dell'attore ha il phisique du role, tanto che per un po' ha fatto il modello: nero, alto due metri, fisico statuario. Dalle carte dell'inchiesta sulle buste esplosive spedite dagli anarchici a due magistrati torinesi e al capo delle carceri, la figura di Divine Umoru svetta, e non solo per l'altezza. Perché questo giovanotto nigeriano - è nato venticinque anni fa a Benin City - una volta arrivato in Italia ha scelto di integrarsi in un mondo particolare: quello dell'antagonismo insurrezionale, degli anarchici «estremi», pronti a passare dalla protesta di piazza al terrorismo bombarolo. Di questo universo, radiografato in profondità dall'indagine del Ros sugli attentati ai pm torinesi, il Divo è diventato rapidamente un punto di riferimento. Al punto che quando nella sua casa bolognese - più esattamente la casa della sua donna, dove si era piazzato e dove si faceva abbondantemente i fatti suoi - vengono trovati decine di chili di ingredienti per bombe, l'intero mondo insurrezionalista si mobilita per lui.
Quando gli inquirenti milanesi si sono imbattuti nella sua figura, sono rimasti di sasso. Come era possibile che, dopo essere stato arrestato con quella santabarbara, il Divo fosse tornato presto in circolazione? L'elenco del materiale trovato nella casa bolognese fa impressione: cinquanta chili di nitrato d'ammonio, undici barattoli di acetone, sei flaconi di perossido di idrogeno: ovvero tutti gli ingredienti del Tap, uno degli esplosivi artigianali più utilizzati negli attentati. A fugare i dubbi sulla destinazione del materiale, due agende: una con le ricette per i composti esplosivi, l'altro con il necessario per innesti e detonatori, accompagnato da uno schizzo. Eppure il giudice di Bologna chiamato a processare il Divo gli dà una pena da ladro d'auto, un anno e dieci mesi. Umoru ne sconta un bel po' di meno: lo hanno arrestato il 2 agosto 2016, il 5 aprile successivo è già libero. E può rituffarsi nell'ambiente in cui si è inserito così bene.
Alla passione per la rivoluzione libertaria non accompagna altrettanto afflato per i rapporti umani. La sua compagna, una signora italiana con vent'anni più di lui, deve subirne non solo le invadenze, con la casa trasformata in un centro sociale, ma anche le violenze fisiche. «Divine a volte mi mette le mani addosso... io gli avevo detto non è giusto, non mi merito di essere trattata così, tu sei due metri d'uomo, sei un fascio di muscoli, io sono una pallina», racconta la donna in una intercettazione. Ed alla fine sono proprio i pestaggi del Divo a innescare l'irruzione della polizia che porta alla scoperta del kit per le bombe: «Ho chiamato la polizia perché gli ho detto questa è l'ultima volta che lo fai"».
Dopo la repentina scarcerazione, Umoru si rituffa a tempo pieno nell'attività. Nell'estate è a Genova, al parco del Peralto, per l'incontro - denominato «A testa alta» - che per gli inquirenti è il momento inaugurale della strategia di attentati contro le istituzioni. I tre che organizzano materialmente preparazione e spedizioni delle buste esplosive sono tutti suoi amici: sia Giuseppe Bruna che Natascia Savio parlano spesso con lui, e Robert Firozpoor, il più giovane, è spesso ospite della sua casa bolognese: quella dove verrà trovata la santabarbara, e dove la padrona di casa racconterà di avere trovato, al termine di una riunione tra il Divo e i suoi amici, tracce inequivocabili della preparazione di un ordigno.
E non sono solo preparativi rimasti allo stato iniziale: nella casa di Divine in via Gandusio, a Bologna, è spesso ospite anche il giocoliere francese Cedric Tatoueix, accusato di essere uno dei tre incappucciati che la notte del 27 novembre 2016 piazzano una bomba davanti alla stazione dei carabinieri di Corticella. Per l'attentato lo assolvono, gli danno due anni e mezzo per detenzione di esplosivo. Ora, dalla carte, spunta il suo legame col Divo.
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