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Il procuratore smonta il piano di Di Maio: "Aumento pene non serve a contrastare l'evasione fiscale"

Per Paolo Ielo, procuratore aggiunto di Roma, la via è quella di amplificare gli strumenti che colpiscono “la criminalità del profitto nelle ragioni per cui vengono commessi tali reati”

Il procuratore smonta il piano di Di Maio: "Aumento pene non serve a contrastare l'evasione fiscale"

Il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo, protagonista di alcune delle più importanti inchieste della Procura della Capitale come la vicenda Consip e quella di Mafia Capitale, in una intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore, è intervenuto sul decreto fiscale approvato ieri alla Camera con 248 voti a favore e 87 contrari dicendosi convinto che inasprire le pene non sia una strada valida per contrastare efficacemente l'evasione fiscale.

"Una concezione moderna dei profili sanzionatori in questo settore non può essere prigioniera delle manette. Se è indiscutibile che la pena detentiva, e soprattutto la sua effettività, non possano essere espunti dal tema della repressione dei reati tributari, soprattutto tra i più gravi di essi, ho serie perplessità sulla utilità dell'aumento delle pene edittali", ha affermato Ielo.

Per il procuratore aggiunto di Roma una buona soluzione sarebbe quella di amplificare gli strumenti che colpiscono “la criminalità del profitto nelle ragioni per cui vengono commessi tali reati”. Questo perché la responsabilità degli enti è ritenuro essere “uno strumento più utile di quanto non possano essere aumenti di uno o due anni delle pene edittali. E, sul piano logico, è incomprensibile come tale approccio sanzionatorio, che riguarda specificamente la criminalità del profitto, sia stato tenuto fino ad oggi fuori dal settore tributario".

Allo stesso tempo, Ielo ha voluto tranquillizzare le imprese che criticano l'uso eccessivo del diritto penale affermando che non esiste un rischio di criminalizzazione dell'intero mondo produttivo. "Ribadisco che trovo inutili aumenti delle pene edittali ma occorre ricordare che in questo paese i detenuti per reati di white collar crime sono un numero molto basso, anche per il fatto che su di essi ad oggi si è fatto molto sentire l'effetto della disciplina vigente della prescrizione".

Ielo sottolinea che se entrerà in vigore la disciplina di 231 anche per i reati tributari allora ‘’occorrerà provvedere a una modifica dei modelli organizzativi, adattarli in funzione della prevenzione del rischio di tale tipologia di reati’’.

Quest’ultimo ha ricordato che “storicamente si è sempre osservata una stretta correlazione tra i reati tributari a base fraudolenta e la creazione di provviste finanziarie necessarie al pagamento di tangenti''. Con un modello di responsabilità degli enti anche per i reati tributari a base fraudolenta si realizzerà invece ''un modello di compliance integrata molto più efficiente in funzione della prevenzione del rischio di tali reati".

Intanto il dl fisco, dopo l’approvazione alla Camera, ora passa all'esame del Senato.

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