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Donald non perdona cacciato anche Price. E la popolarità cresce

Donald non perdona cacciato anche Price. E la popolarità cresce

New York - «You are fired!». «Tu sei licenziato!», ripeteva Trump nel suo show televisivo The Apprendice che ha fatto registrare record di ascolti per 11 anni di fila.

Con il tycoon alla Casa Bianca, chi sbaglia paga. Chi si approfitta dei soldi pubblici viene licenziato su due piedi. O meglio è costretto a rassegnare le dimissioni. Ecco perché Trump è e rimane popolarissimo tra gli elettori repubblicani: riscuote un indice di gradimento del 94-96%.

Emblematico è quanto accaduto ieri al ministro della Sanità, Tom Price, costretto a dimettersi 24 ore dopo che politico.com ha rivelato come il ministro amava prendere regolarmente in compagnia della moglie dei jet privati, a spese del consumatore americano, per viaggi in Europa e in Asia. Mentre i suoi più stretti collaboratori volavano con voli commerciali.

Il dottor Price, un medico chirurgo di Atlanta, era pronto a rimborsare le spese dei suo innumerevoli voli privati fino all'ultimo dollaro. Niente da fare, Trump ha preteso le sue dimissioni. Esattamente come accade nella nostra Italietta, dove il ministro Angelino Alfano tutti i santi week-end torna in Sicilia per motivi esclusivamente elettorali con voli di Stato. Negli Usa, Alfano sarebbe licenziato in tronco.

Con Gentiloni a Palazzo Chigi invece tutto è consentito alla nostra casta alla faccia dei contribuenti italiani. Trump invece non perdona: ha già «licenziato» lo scorso gennaio il consigliere alla sicurezza nazionale e suo grande amico, il generale Micheal Flynn per aver mentito al vice presidente Pence sui suoi rapporti con oligarchi russi.

Poi ha chiesto le dimissioni del suo «Chief of staff» alla Casa Bianca (ed ex potente presidente del Partito repubblicano), Reince Priebus, colpevole di continue soffiate a giornali nemici come il New York Times e il Washington Post. Poi Sean Spicer, il portavoce alla Casa Bianca di Trump, ha dovuto rassegnare le dimissioni per la sua incapacità di comunicare i messaggi e la strategia politica del presidente-tycoon.

Quindi Trump ha licenziato dopo appena 8 giorni alla Casa Bianca, come direttore alla comunicazione, il suo grande amico Anthony Scaramucci. Il miliardario newyorchese è reo di aver cercato un canale diretto e privilegiato con il presidente-tycoon, senza dover passare per il nuovo «Chief of Staff», il generale John Kelly, come è protocollo consolidato e prevede la legge americana. Poi Trump ha ottenuto le dimissioni del suo «political strategist» e consigliere personale alla Casa Bainca, il potente Steve Bannon, il vero artefice della vittoriosa campagna presidenziale contro Hillary. Bannon è colpevole di aver rilasciato un'intervista che contraddiceva il presidente Trump, sul fatto che non esiste nessuna opzione militare per contenere la proliferazione nucleare della Corea del Nord.

Da diverse settimane, il presidente vuole le dimissioni anche del ministro della Giustizia, Jeff Session, apostrofato nell'Oval Office di fronte a numerosi ministri e consigliere come «un idiota».

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