L'hanno trovata tagliata a pezzi e gettata in un campo di ulivi a Valeggio sul Mincio nel veronese. Così è stato ridotto il corpo di una donna di 46 anni, marocchina, che viveva da circa vent'anni a Verona. Il suo cadavere è stato trovato smembrato in dieci pezzi, sezionati probabilmente con una motosega. Poi i resti sono stati sparsi a semicerchio nel raggio di circa quattro metri. Questo ha fatto pensare a un possibile omicidio rituale ma si sospetta anche che il killer sperasse che animali e cinghiali completassero lo scempio mangiandosi le «parti» del cadavere facendole sparire.
La donna è stata trovata nella serata di sabato anche se l'assassino avrebbe agito tra la notte del 29 dicembre e il primo pomeriggio del 30. A trovarsi davanti i resti del corpo mutilato, scambiandoli inizialmente per pezzi di un manichino, è stata una abitante della zona, che il giorno prima era passata nello stesso posto, nella frazione di Gardoni, per andare a dare da bere al suo cavallo. Ma non aveva notato nulla. Una zona isolata tra la campagna e le colline. La testa, il volto e le impronte digitali della vittima sono rimaste intatte, permettendo di risalire al suo nome.
I carabinieri hanno lavorato senza sosta, ma sono ancora troppe le tessere da mettere assieme: chi l'ha ridotta così? Perché? Cosa nascondeva la vittima? L'assassino la conosceva? E ancora: quale il passato della vittima? Tutti gli indizi potrebbero essere significativi: gli ultimi spostamenti, le telefonate, l'ultimo viaggio in auto. E gli investigatori sembrerebbero già avere qualche idea: è emerso che la donna viveva da sola a Verona ed era in Italia da circa vent'anni. Svolgeva lavori saltuari, come badante e addetta alle pulizie.
Era separata dal marito, extracomunitario regolare, dal 2009, che gli investigatori sentiranno nei prossimi giorni, mentre è stato interrogato ieri l'attuale compagno della donna. I carabinieri si stanno concentrando sulla rete di contatti recenti e degli amici che la 46enne frequentava.
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