"La donna sostiene la vita e la famiglia" Matteo si dissocia dal volantino leghista

I supporter calabresi sconfessati dal leader: «Al lavoro per parità tra i sessi»

"La donna sostiene la vita e la famiglia" Matteo si dissocia dal volantino leghista

Gianpaolo Iacobini

Crotone Troppa libertà fa male alla donna. La tesi, presentata come causa di tutti (o quasi) i mali moderni, porta il copyright della «Lega Salvini Premier» di Crotone. Infiocchettata tra mimose svolazzanti e fiocchi rosa ammiccanti, sarebbe stata presentata al mondo attraverso un manifestino da distribuire nelle piazze, come caramella al limone, se il destino social ed infame non ci avesse messo lo zampino. Condannandola a rimanere confinata sul web, insieme alla polemica che ha fatto ballare il governo e scomodato il capitano leghista Matteo Salvini, costretto a vestire (anche) i panni del pompiere per spegnere un incendio che rischiava di trasformarsi in inferno.

Ad accendere la miccia, il volantino della discordia. Titolo: «8 Marzo: chi offende la dignità della donna?». Risposte: quanti alimentano «una cultura politica che rivendica una sempre più marcata autodeterminazione della donna che suscita un atteggiamento rancoroso e di lotta nei confronti dell'uomo». E poi: chi contrasta il «ruolo naturale della donna volto alla promozione e al sostegno della vita e della famiglia», o sostiene «la ignominiosa pratica dell'utero in affitto», ma pure chi vuole sostituire le parole «mamma» e «papà» con «genitore 1» e «genitore 2» e quelli che ritengono che le donne abbiano bisogno delle quote rosa «per dimostrare il proprio valore». Infine, dulcis in fundo, coloro i quali «strumentalizzano la donna, come i gay ed i migranti, per finalità meramente ideologiche, per rendere sempre più fluida e priva di punti di riferimento certi la società». Opinioni ai confini della realtà, secondo Pd e Sinistra Italiana, ma pure per i 5 stelle, in campo con le ministre Elisabetta Trenta, Giulia Grillo e Barbara Lezzi: «Come donne di questo Governo esprimiamo profonda preoccupazione e la più ferma condanna verso un messaggio che rievoca tempi medievali e un approccio indubbiamente volgare e sessista. Ci auguriamo e confidiamo che i vertici della Lega prendano quanto prima le distanze». Quasi inevitabile, a stretto giro di posta, l'intervento di Matteo Salvini, a segnare lo smarcamento ufficiale: «Di quel volantino non sapevo niente e non condivido alcuni contenuti. Lavoro per la piena parità di diritti e doveri per uomini e donne, per mamme e papà».

Commento tranciante, eppure non definitivo. Perché dopo le parole del vicepremier, il segretario provinciale dei leghisti pitagorici, Giancarlo Cerrelli - avvocato cassazionista autore di testi giuridici sul gender - prima ridimensiona l'accaduto, addebitandolo a fraintendimenti e forzature. Poi rilancia: «Il problema è la decostruzione della famiglia provocata dalle battaglie femministe, dal Sessantotto in poi.

Il volantino ha voluto contrastare l'ideologia del politicamente corretto che fa assurgere la donna a categoria sociale motore della rivoluzione, insieme a migranti e gay».

Barcollo ma non mollo: l'8 Marzo in casa Lega è tema da crociata.

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