Rinunciare alla carriera per amore? Ne abbiamo parlato un po' tutte, sui social e al bar, nelle palestre e la sera sui divani di casa. Molto hanno fatto, in questi giorni, le parole di Elisa Isoardi: «Una donna, per quanto in vista, deve sempre fare luce al suo uomo. E la luce, il sostegno, la vicinanza spesso si fanno arretrando. Stando nell'ombra». Si è subito parlato di «anni di emancipazione e femminismo» buttati al vento, dimenticando che la Isoardi ha scelto con la sua testa, consapevolmente, senza imposizioni. E se la reazione iniziale è stata di sbigottimento e indignazione, è stato aperto un dibattito più profondo. Abbiamo avuto una ministra incinta e madre, la Madia; abbiamo visto una Meloni battagliera e mamma. Si parla di femminismo, antifemminismo e di Medioevo 2.0. Ma siamo ancora qui, ferme e immobili, a giudicare una libera scelta. Che, alla fine, se guardiamo nel nostro piccolo di donne emancipate e guerriere, le padelle le prendiamo in mano più degli uomini.
C'è Sarah Felberbaum, che è rimasta in Italia per amore di Daniele de Rossi. C'è Meghan Markle, che rinuncerà alla carriera per sposare il principe Harry e che quasi sicuramente dovrà rinunciare anche alla sua religione, convertendosi all'anglicanesimo. Non diciamo nulla su di loro? Piero Angela, durante la Festa del Libro e della Lettura all'Auditorium Parco della Musica di Roma, stupisce un po' quando dice, della moglie Angela, «ha rinunciato alla carriera per venire con me a Parigi. Poi sono nati subito i figli. È stata una scelta di sacrificio. Ho avuto da lei la possibilità di fare cose che da solo non avrei fatto». Quindi, la signora Angela dovrebbe sentirsi in colpa? No. E allora, qualche problema c'è. E su tutte le altre donne meno note, niente? Perché la verità è che quel gender gap ci pesa addosso come un macigno: le donne, volenti o nolenti, sono ancora angeli del focolare. Ci sono donne che lavorano e donne che non lavorano. Ci sono scelte nella vita che si fanno, prescindono da tutto e da tutti. Forse fatte da donne di altri tempi hanno meno peso, perché allora non davamo loro importanza. Perché era scontato, già scritto, imposto. Nel 2018, però, si tratta di decisioni libere che dipendono dal momento di vita in cui ci si trova. Pensiamoci: il tema è molto più complesso di come lo facciamo sembrare.
Su Google la ricerca «rinunciare alla carriera per amore» è cliccatissima. E sono sempre di più le donne a rinunciare ai sogni per amore. Il gender gap, forse, influisce sulla scelta: siamo pagate di meno e più istruite. Le differenze tra uomini e donne esistono anche nei Paesi economicamente sviluppati. Secondo l'ultimo rapporto della Commissione Europea, nel 2016, il numero di laureati italiani è inferiore alla media Ue. Ma non è quello il dato che interessa; la disparità di genere sul totale dei laureati vede le donne in vantaggio. Tuttavia, le donne di tutto il mondo, rispetto agli uomini, impiegano da uno a tre ore in più per la cura della casa e da due a 10 in più degli uomini per la cura di bambini, anziani e ammalati. Ciò che impatta considerevolmente sulla vita delle donne è la cura dell'altro.
Per questo dovremmo preoccuparci di quello che facciamo. Perché la distribuzione equa dipende essenzialmente dal tempo che dedichiamo a noi stesse, ai nostri sogni e alle nostre ambizioni. E ricordiamoci che la nostra emancipazione si fonda sulle nostre libere scelte.
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