Donne in pensione a 57 anni: giallo sull'ok dell'Inps

RomaUn pezzetto di riforma Fornero cancellato, non da un decreto del governo né da un disegno di legge del Parlamento, ma da un documento dell'Inps. La novità è emersa ieri, con un'anticipazione di stampa che dava per imminente una circolare nella quale si estende la «Opzione donna» varata dal governo Berlusconi nel 2004 oltre la scadenza naturale, che è il mese novembre. Ma ben preso la vicenda si è trasformata nel solito giallo previdenziale.

In sintesi, le lavoratrici, fino a tre giorni fa, potevano richiedere di andare in pensione a 57 anni con 35 anni di versamenti contributivi e non a 62, a patto di accettare il calcolo contributivo della pensione. La circolare avrebbe riaperto i termini oltre il 2014, ma ieri sera del documento ancora non c'era traccia.

E non è un caso. L'istituto guidato da Tiziano Treu avrebbe preso una iniziativa legislativa facendo propria una proposta del Partito democratico che mira a bypassare la riforma previdenziale del governo Monti. Emendamenti in questo senso sono stati bocciati nelle settimane scorse dalla Ragioneria dello Stato perché comportano una spesa e quindi una copertura (a carico della fiscalità generale).

Una scelta politica in linea con recenti prese di posizione del commissario Inps Treu, che si è detto più volte a favore dell'introduzione di una maggiore flessibilità nelle regole per la pensione.

Ma la circolare di ieri è stata - senza troppo clamore - smentita dallo stesso istituto con poche righe pubblicate nel sito: «Si ricorda che il termine per presentare la domanda di pensione di anzianità per le lavoratrici che vogliono usufruire dell'opzione donna», è «quello previsto dalle consuete disposizioni vigenti».

In altre parole, il termine è scaduto e chi non ha fatto domanda non potrà lasciare il lavoro a 57 anni. Incertezza e aspettative deluse sulla pelle di una categoria, quella dei lavoratori a fine carriera, che non se la passa bene.

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