Il doppio schiaffo di Parigi: no migranti e via da Alitalia

Il portavoce del governo: «Le battute non vi hanno evitato la recessione». Il ministro Loiseau: «Ricreazione finita»

Il doppio schiaffo di Parigi: no migranti e via da Alitalia

L'incidente diplomatico è servito. E ora dopo il botta e risposta tra Parigi e Roma sul caso dell'incontro di Luigi Di Maio con i leader dei gilet gialli, partono le ritorsioni.

Nella mattinata di ieri parte il primo siluro. «Le battute di Luigi Di Maio e Matteo Salvini non hanno impedito all'Italia di entrare in una recessione economica. Noi non abbiamo fatto battute» è il commento sferzante è del portavoce del governo francese, Benjamin Griveaux. «Se si vuol fare indietreggiare la lebbra nazionalista, se si vuole fare indietreggiare i populisti, il modo migliore è di comportarsi bene con i propri partner». Ma lo scontro tra il nostro Paese e Parigi va a impattare anche sul futuro di Alitalia, un caso industriale che diventa una nuova potenziale mina pronta a esplodere.

Secondo una voce riportata dal Sole 24 Ore, le tensioni tra Roma e Parigi avrebbero indotto Air France-Klm a fare un passo indietro nella corsa per l'acquisto della compagnia in cordata con l'americana Delta Airlines per costruire (con le Fs) una «nuova Alitalia». «Che sia effettivamente così, o sia solo una mossa strategica spiega al Giornale Andrea Giuricin, economista esperto di Trasporti il governo italiano è messo all'angolo perché ha poche alternative: Delta può essere solo un socio di minoranza, Lufthansa vuole una ristrutturazione lacrime e sangue e Easyjet si sarebbe fatta da parte. A questo punto, si profila all'orizzonte un'onerosa nazionalizzazione e i francesi, complicando la partita, mettono in difficoltà il governo colpendolo sul fronte finanziario. Ricordiamo, infatti, che ogni allungamento dei tempi di vendita ha un impatto sulle casse dello Stato e sui contribuenti. Alitalia perde 2 milioni di euro al giorno ed entro giugno deve rimborsare il prestito ponte da 900 milioni».

Un tema, quello della nazionalizzazione, rilanciato anche dal deputato di Forza Italia, Maurizio Carrara: «Si dissolvono come neve al sole i piani di Di Maio su Alitalia e si avvicina sempre più la nazionalizzazione. Un macigno per le casse pubbliche in questa fase di recessione e di ulteriore crescita del debito provocate dal governo gialloverde». Un «ricatto», quello dei francesi, che coinvolge anche il dossier Fincantieri. Il colosso della cantieristica italiana ha, di fatto, salvato Stx- Chantiers de l'Atlantique dal fallimento, ma l'accordo - che prevede l'Italia passare in maggioranza nel capitale del colosso d'Oltralpe - ha subito rallentamenti a causa di una indagine Ue richiesta proprio da Parigi.

Le ritorsioni non toccano solo il fronte economico. La Francia avrebbe cambiato idea, annunciando all'Italia di non voler accogliere la sua parte di migranti, anche sulla Sea Watch 3. Uno stop motivato dalla volontà di Parigi di «prendere solo persone che hanno bisogno di protezione e non migranti economici». A fronte di questo fonti dall'Eliseo si sarebbero offerte di appoggiare l'Italia nel chiedere una maggiore efficacia per i rimpatri in alcuni paesi africani, partendo dal Senegal. E un altro affondo arriva dalla ministra francese per gli Affari Europei, Nathalie Loiseau. «Non si tratta di drammatizzare, si tratta di dire che la ricreazione è finita.

Non era mai successo che un membro di un governo straniero venisse in Francia a sostenere non un leader politico ma qualcuno che ha fatto appello alla guerra civile. Un'ingerenza infondata, un gesto ostile da parte di persone che in teoria dovrebbero essere dei governanti e la cui priorità dovrebbe essere l'interesse degli italiani».

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