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Dossier choc su Ratzinger "Da arcivescovo non agì su 4 episodi di pedofilia"

Report su quasi 500 casi a Monaco dal 1945. Benedetto XVI: "Turbamento per gli abusi"

Dossier choc su Ratzinger "Da arcivescovo non agì su 4 episodi di pedofilia"

Quasi 500 casi di abusi sessuali, 497 per la precisione, commessi da 261 persone, 173 sacerdoti, 9 diaconi e altri responsabili di servizi pastorali. Le vittime in maggioranza sono giovani di età compresa tra gli 8 e i 14 anni, per lo più di sesso maschile. Sono i numeri del rapporto shock sui casi di abusi commessi dai membri del clero a Monaco di Baviera nel periodo tra il 1945 e il 2019, durante il ministero degli arcivescovi Michael von Faulhaber, Joseph Wendel, Julius Doepfner, Joseph Ratzinger, Friedrich Wetter e, ora, Reinhard Marx. Secondo la commissione, tuttavia, i numeri sarebbero molto più alti e molti casi non sarebbero ancora venuti a galla.

Nel mirino del rapporto, commissionato allo studio legale Westpfahl Spilker Wastl nel febbraio 2020, finisce il futuro Papa Benedetto XVI: Joseph Ratzinger, infatti, ignorò le denunce relative a quattro persone accusate di abusi compiuti a danno di minorenni all'epoca in cui era arcivescovo di Monaco di Baviera (1977-1982). Secondo la commissione, uno dei quattro fu anche assunto dall'arcidiocesi. «Quei sacerdoti hanno continuato il loro lavoro senza sanzioni. Ratzinger era informato dei fatti. La Chiesa non ha fatto nulla», ha detto l'avvocato Martin Pusch. Tutti e quattro gli accusati sono rimasti in servizio nel loro lavoro pastorale e le vittime non sono state ascoltate. Degli accusati, 40 sono le persone che sarebbero state reintegrate nel loro lavoro a contatto con i fedeli, 18 di questi sono stati reintegrati dopo una condanna penale.

Ratzinger ha inviato una dichiarazione scritta, allegata al rapporto, in cui afferma di non aver commesso errori e di non aver occultato casi. Una affermazione che la commissione, che tuttavia ha elogiato Benedetto XVI per il suo impegno da Papa nell'operazione trasparenza e pulizia dei casi di pedofilia all'interno della chiesa, ha giudicato in contraddizione con la documentazione raccolta, ritenendo la smentita «poco credibile». L'attuale arcivescovo, il cardinale Reinhard Marx, che ieri durante la presentazione del rapporto non si è presentato, sarebbe invece responsabile - secondo la commissione - di aver gestito male due casi di abuso sessuale. Il porporato nei mesi scorsi aveva rassegnato le proprie dimissioni nelle mani del Papa proprio in vista della pubblicazione del rapporto shock. Dimissioni prontamente respinte da Jorge Bergoglio. La posizione di Marx è in relazione alle denunce inoltrate alla Congregazione per la Dottrina della Fede in Vaticano, secondo quanto rilevato dallo studio legale Westpfahl Spilker Wastl (Wsw). Nel documento si accusa anche l'ex arcivescovo di Monaco Friedrich Wetter, ritenuto responsabile di comportamenti scorretti in 21 casi.

Immediata la reazione della Santa Sede che in una nota esprime il «senso di vergogna e il rimorso per gli abusi sui minori commessi da chierici». «La Santa Sede - afferma il portavoce Matteo Bruni - assicura vicinanza a tutte le vittime e conferma la strada intrapresa per tutelare i più piccoli garantendo loro ambienti sicuri». In serata è intervenuto anche l'attuale segretario personale del Papa emerito, monsignor Georg Gaenswein, sottolineando come Ratzinger abbia, in più occasioni durante gli anni del suo pontificato, espresso «il turbamento e la vergogna per gli abusi sui minori commessi dai chierici» e ha ribadito la sua «personale vicinanza e la sua preghiera per tutte le vittime, alcune delle quali ha incontrato in occasione dei suoi viaggi apostolici». Sempre in serata è arrivata anche una nota dell'arcivescovo di Monaco. «A nome della Chiesa di Monaco chiedo perdono», ha detto Marx, che si è detto «scosso» e di provare «vergogna» per i casi di abusi commessi nella sua diocesi. Il cardinale, tra i più stretti collaboratori di Bergoglio, ha ricordato che l'arcidiocesi di Monaco ha già preso molte iniziative, non da ultimo commissionare un primo rapporto indipendente nel 2010 e quello, sempre indipendente, pubblicato ieri.

Il rapporto sui casi in Germania arriva pochi mesi dopo quelli che hanno scosso la chiesa francese e quella spagnola.

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