Passati diciannove giorni esatti dal suo discorso davanti al Senato, Mario Draghi esce dal silenzio che si è autoimposto da quando è a Palazzo Chigi. E affida a un videomessaggio la sua seconda uscita pubblica da presidente del Consiglio. Parla solo sette minuti, in un intervento che apre la conferenza sulla parità di genere promossa in occasione della Festa delle donne. Ma non evita il tema che più di tutti preoccupa il Paese, quello dell'emergenza sanitaria. Il premier spiega che è necessario «accelerare sui vaccini per ritornare alla normalità», «moltiplicare ogni sforzo» perché «ogni vita conta». In quello che a molti è parso un elemento di discontinuità rispetto al passato, Draghi non punta il dito contro presunti colpevoli (è toccato ai runner, come ai giovani che si ritrovano per l'aperitivo), ma arriva a dire che se «ognuno deve fare la sua parte», è «soprattutto il governo che deve fare la sua». Insomma, un forte appello all'urgenza del momento e al senso di responsabilità di tutti, a partire proprio da quelle istituzioni che rappresenta. Ma anche, forse, la consapevolezza di doversi ancora conquistare pienamente la fiducia degli italiani con i fatti. Di qui, nelle parole di Draghi, una sorta di costante simmetria tra quello che serve al Paese per combattere la pandemia e quello che deve fare il governo («non voglio promettere nulla che non sia realizzabile»). Poi, un passaggio sulle disparità economiche e sociali prodotte da questo anno di crisi, per arrivare - quasi a chiudere un immaginario cerchio - alle disparità di genere.
Ma nelle ore in cui a Palazzo Chigi si susseguono vertici e riunioni sul piano vaccinale e su eventuali nuove restrizioni, non passa inosservato il parallelo del premier tra la situazione attuale e quella di un anno fa: «Lo scorso 10 marzo l'Italia si chiudeva diventando una grande zona rossa. Mai avremmo pensato che un anno dopo ci saremmo trovati a fronteggiare un'emergenza analoga». Un modo, forse, per iniziare a mettere le mani avanti su una possibile zona rossa nazionale che al ministero della Sanità viene considerata l'unica vera arma per evitare che le varianti del Covid-19 finiscano fuori controllo. Il tema è destinato a tenere banco fino a giovedì o venerdì, quando al dicastero guidato da Roberto Speranza avranno sottomano l'aggiornamento dei vari indici di riferimento, quello Rt su tutti. L'ipotesi più gettonata è che si proceda con la zona rossa almeno in una buona metà del Paese. E proprio venerdì Draghi dovrebbe visitare un centro vaccinale dal quale lanciare un messaggio molto ampio sulle due crisi che affliggono il Paese: quella sanitaria e quella economica. Un intervento ben più articolato di quello di ieri.
Intanto, il premier si sta concentrando sull'implementazione del piano vaccini. Ieri c'è stato un lungo vertice con Draghi, Speranza, il ministro Mariastella Gelmini, il commissario straordinario Francesco Paolo Figliuolo, il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio e l'ad di Poste Matteo Del Fante.
L'obiettivo dell'ex presidente della Bce è far partire dopo Pasqua un piano di vaccinazioni di massa, con caserme e parcheggi che diventeranno dei veri e propri hub vaccinali dalle 6 di mattina a mezzanotte. E con Poste che dovrebbe occuparsi di contattare chi deve essere vaccinato tramite sms. Come ha detto ieri Draghi, seguendo rigorosamente - salve pochissime eccezioni - il criterio anagrafico.
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