Draghi: "Grazie agli aiuti creati 7 milioni di posti"

La Bce pronta a replicare alle critiche di Bruxelles sulle nuove regole di gestione delle sofferenze

Draghi: "Grazie agli aiuti creati 7 milioni di posti"

Roma Il quantitative easing e le politiche monetarie di Francoforte sono stati «un successo», che avrà effetti anche quando la Bce cambierà rotta. I tassi di interesse resteranno bassi ancora a lungo e saliranno «ben oltre» l'orizzonte di acquisti di titoli di Stato, ha assicurato il presidente della Bce, Mario Draghi, intervenendo a un convengo al Peterson Institute a Washington.

Un intervento in larga parte dedicato a rivendicare i successi del suo mandato, durante il quale non ha parlato della stretta che la vigilanza della stessa banca vorrebbe attuare. Anche se fonti di Francoforte ieri hanno annunciato che la Bce sta preparando una risposta alle critiche che sono arrivate al giro di vite sulle sofferenze.

Sarà una lettera indirizzata ad Antonio Tajani, in risposta alla missiva che lo stesso presidente dell'Europarlamento ha inviato la settimana scorsa a Draghi e nella quale ha chiesto alla banca centrale di non sostituirsi alle scelte di competenza del Parlamento. A non fare passi ulteriori senza «un appropriato coinvolgimento dei co-legislatori nel processo decisionale» e ad «evitare una controversia inter-istituzionale». Nella risposta, la vigilanza Bce dirà che i fondamenti giuridici del documento sono corretti. Ma, probabilmente, ricorderà come prima della decisione ci sarà la consultazione con le banche. Possibili, quindi, modifiche.

Ma giovedì anche la Commissione europea ha fatto la sua mossa, annunciando nuove norme europee per ridurre il livello di Npl in pancia alle banche Ue. E chiedendo alla Bce di non andare oltre il suo mandato. Indicazioni politiche e non ufficiali, alle quali la Bce non dovrebbe rispondere.

Ieri Draghi ha tracciato un bilancio positivo del suo mandato e non solo per quanto riguarda la stabilità. L'azione della Bce ha avuto effetti positivi nell'economia reale, anche se, ha sostenuto il presidente dell'istituto centrale dell'euro, su questo fronte poteva andare meglio. Proprio per questo, adesso la Bce si concentrerà su salari e lavoro.

Vero che la politica monetaria e, ancora di più, l'acquisto di titoli di Stato «sono distorsive per loro stessa natura», ha ammesso rispondendo alle critiche che arrivano dai mercati finanziari e dalla Germania. Ma «non è possibile ignorare che negli ultimi quattro anni sono stati creati nell'eurozona 7 milioni di posti di lavoro». La Bce, ha spiegato Draghi, ha «una forte attenzione al mercato del lavoro: vediamo progressi sui salari, ma ancora non ci siamo».

Il riferimento è al fatto che la politica monetaria espansiva non ha fatto crescere i salari e, cosa più importante dal punto di vista della Bce, non ha avuto effetti sull'inflazione.

La risposta delle retribuzioni alla politica monetaria «è meno significativo che in passato». Comunque, «siamo fiduciosi che alla fine ci sarà una convergenza» fra politiche, salari e inflazione. Adesso la Bce dovrà «vedere in che modo gli stipendi nominali rispondono al miglioramento delle condizioni in Europa, miglioramento indiscutibile».

La Bce sta «studiando vari fattori, dalle dinamiche del mercato del lavoro alle strategie sindacali». Nell'area dell'euro ci sono situazioni eterogenee da esaminare «ma questo oggi è il nostro focus principale». L'ultima parte del mandato di Draghi, insomma, sarà dedicato all'economia reale.

E, in particolare, ai salari degli europei che sono molto diversi tra loro, ma che sono tutti aumentati poco negli ultimi anni. Con effetti negativi anche sulla stabilità delle finanze pubbliche, a causa dell'inflazione bassa.

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